Violenza ostetrica: cos’è e come affrontarla
Oggi vogliamo parlare di un argomento tanto delicato quanto, purtroppo, ignorato. Il problema è che tante donne nemmeno sanno di aver vissuto un momento di violenza. E questo tipo di violenza arriva nel giorno più bello della vita: il giorno in cui si mette al mondo un’altra vita, un piccolo essere umano che ameremo più della nostra stessa vita. Stiamo parlando della violenza ostetrica. Molte donne, purtroppo ci sono passate, in sala parto, mentre con il cuore in gola aspettavano di conoscere l’amore della loro vita. Ma molte donne nemmeno sanno che in quel momento c’era qualcosa di sbagliato.
Sapete che cos’è la violenza ostetrica? Come si manifesta e come possiamo fare per affrontarla? Scopriamolo insieme.
Una violenza invisibile
Come dicevamo il problema di questo tipo di violenza è che nemmeno le stesse donne si accorgono di averla subita. Tra l’eccitazione e la paura, il dolore e la gioia, nemmeno facciamo caso a quello che succede intorno a noi. A quello che ci viene detto o fatto. E se mai ci viene il dubbio che ci sia qualcosa che non va, finiamo per pensare che, in realtà, sia tutto normale.
Ma sì, è il tuo primo parto. Alla fine che ne sai di come deve andare? Ovviamente, ti fidi ciecamente dei sanitari che ti sono attorno.
Eppure poi, parlando con altre donne, con altre mamme, forse ti rendi conto che qualcosa di sbagliato c’era davvero.
Ma perché? E perché le donne non se ne rendono nemmeno conto? Forse perché a farci partorire ci sono uomini, o anche donne, che i dolori del parto non li hanno mai provati e minimizzano la situazione. Come quando ci si sente dire che tanto le donne partoriscono da millenni, non morirai di certo, tranquilla!
Violenza ostetrica: cos’è e cosa dicono gli esperti
L’argomento è ancora molto intrigato e delicato, tanto che non è difficile anche darvi una definizione vera e propria.
Si può dire violenza ostetrica tutti quei comportamenti che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale della donna. Quindi, non si parla solo del momento del parto nello specifico. Anche se è lì che si concentra il fenomeno.
Può essere considerata violenza ostetrica anche la mancanza di rispetto nei confronti delle scelte di una donna, di portare avanti una gravidanza o anche di non farlo.
Ma possono essere considerate una forma di violenza anche l’eccessivo intervento medico durante il travaglio e nel momento del parto. O al contrario il completo abbandono a te stessa nel corso di un lungo travaglio. O l’attuazione di alcune cure o procedimenti senza il consenso della partoriente.
Quando si è iniziato a parlare di violenza ostetrica?
Il concetto di violenza ostetrica è decisamente nuovo. Se ne inizia a parlare nei primi anni Duemila, ma non appare in nessun documento o reportage ufficiale prima del 2014. In quell’anno l’OMS ha redatto un documento che riportava come, nella maggior parte del mondo le partorienti fanno esperienza di “trattamenti irrispettosi e abusanti”.
Il documento dice che tali trattamenti irrispettosi “minacciano il loro diritto alla vita, alla salute, all’integrità fisica e alla libertà da ogni forma di discriminazione”. In poche parole la madre deve contare tanto quanto il nascituro. Ma quasi mai questo avviene.
Come si legge poi dal documento la violenza ostetrica comprende: abusi diretti fisici o verbali, procedure mediche coercitive o non acconsentite, mancanza di riservatezza, rifiuto di offrire una terapia per il dolore, violazioni della privacy, trascuratezza nell’assistenza al parto.
Tutto ciò non viene fatto sempre in modo consapevole dal personale sanitario. Il più delle volte è un modus operandi che rientra nella normalità. Normale perché è normale che la donna deve partorire e deve farlo con dolore, senza lamentarsi.
La situazione in Italia
Nel corso di una ricerca in merito alla violenza ostetrica in Italia, il 21 per cento delle donne dice di aver subito violenza ostetrica, mentre il 23 per cento non ne è sicura.
Sono sicuramente dati allarmanti, che ci dicono come tali trattamenti siano la normalità in moltissime strutture ospedaliere.
Se pensate di aver subito violenza ostetrica, o se non ne siete sicure e volete capirne di più, ci sono diverse associazioni e gruppi di donne con le quali parlarne. Su Facebook, ad esempio, si è diffusa la campagna “Basta tacere”, con la quale moltissime donne hanno potuto condividere la propria esperienza.