Ruby Bridges, chi è l’afroamericana che rivoluzionò la scuola americana
Era il 1960 e Ruby Bridges era solo una bambina di 6 anni che, come tanti si apprestava ad affrontare il suo primo giorno di scuola. Ma Ruby non era affatto una bambina come le altre, fu la prima afroamericana a mettere piede alla William Frantz Elementary School, a New Orleans, in Louisiana, una scuola fino a quel momento esclusivamente per bianchi.
La desegregazione delle scuole di New Orleans
La schiavitù è finita da un secolo e sono già sei anni, dal 1954, che la divisione per colore della pelle nelle scuole è diventata anticostituzionale, negli Stati Uniti d’America.
Eppure non è facile fare applicare quella sentenza, dovranno passare ancora molti anni prima che le scuole per bianchi aprano le loro porte a tutti.
Soprattutto nello stato della Louisiana e, in particolar modo nella città di New Orleans, fortemente conservatrice. New Orleans non era nuova ad atti di razzismo violento, nonostante la popolazione, già negli anni ’50 era circa per il 32% nera.
Nonostante l’iniziale riluttanza del padre la madre di Ruby Bridges raccolse la richiesta da parte della NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), i quali si battevano per la desegregazione delle scuole americane.
Furono scelti sei bambini a New Orleans, due di loro decisero di rimanere nella loro vecchia scuola per afroamericani e tre andarono alla Mc Donogh 19. Erano tre bambine: Leona Tate, Tessie Prevost e Gaile Etienne, ricordate come le 3 McDonogh.
Il primo giorno di scuola di Ruby Bridges
Ruby, invece, era da sola quella mattina, davanti al portone della William Franzt Elementary School, accompagnata da quattro Marshall federali, i quali rimasero al suo fianco per l’intero anno scolastico.
Quella mattina si era radunata una gran folla davanti alla scuola, ma non erano lì in festa, New Orleans era una città estremamente conservatrice. Le lanciarono di tutto e i federali le fecero da scudo, c’erano solamente loro tra Ruby e la folla. Tuttavia questo non sembrò turbare la bambina, che continuava a camminare come un piccolo soldato. Come se sapesse che quella mattina lei dall’alto dei suoi soli sei anni stava cambiando il mondo.
“Salendo ho potuto vedere la folla, ma vivendo a New Orleans, in realtà ho pensato che fosse Mardì Gras. C’era una grande folla di persone al di fuori della scuola. Stavano lanciando cose e gridando, e questo tipo di cose succedono a New Orleans al Mardi Gras”, raccontò in seguito Ruby stessa.
Gli altri genitori portarono via i propri figli da scuola e tutti gli insegnanti si rifiutarono di fare lezione con lei, tutti tranne una: Barbara Henry.
L’anno scolastico
Quel primo giorno Ruby e i federali rimasero tutto il giorno nell’ufficio del preside, la folla impediva loro di recarsi in classe. Così fu anche il secondo giorno, fino a quando un genitore ruppe la rivolta. Era Lloyd Anderson Foreman, ha attraversato la folla inferocita stringendo la mano della figlia di cinque anni Pam.
Varcò la porta della scuola e ruppe il boicottaggio. Passarono alcuni giorni e il suo gesto fu seguito da quello di altri genitori, che decisero di riportare i propri figli a scuola.
Nonostante ciò Ruby Bridges era da sola in classe, con la sua insegnante Barbara. Tutte le mattine una donna minacciava di avvelenarla, per questo poteva mangiare solamente il cibo che si portava da casa.
Iniziarono anche le ripercussioni sulla famiglia: il padre perse il lavoro e i nonni la propria terra. Inoltre il supermercato del quartiere impedì loro di continuare a servirsi da loro.
Ma presto trovarono anche l’appoggio di molti concittadini, non solo neri, ma anche bianchi. Come quei genitori che decisero di opporsi alle proteste e rimandare i propri figli a scuola o il vicino di casa, che offrì un lavoro al padre di Ruby. Ma molti iniziarono anche a scortare Ruby a scuola, dietro alla macchina dei federali.
La vita adulta di Ruby Bridges
Ora Ruby Bridges ha 65 anni e vive ancora a New Orleans, insieme al marito e i loro quattro figli. Ha fondato la fondazione Ruby Bridges per promuovere la tolleranza e il rispetto verso tutte le differenze.
Ora la scuola che non la voleva ha una sua statua nel cortile.
Quando incontrò il presidente Obama, nel 2011, lui le disse: “Penso che sia lecito affermare che se non fosse stato per voi ragazzi, forse non sarei stato qui e non ci staremo guardando insieme”.