Roberta Pischedda e il suo primo romanzo “Questa volta per davvero”
Intervistare Roberta Pischedda è per me una grande emozione, non solo perché è una mia concittadina (Carbonia continua a sfornare talenti), ma soprattutto perché è una di quelle Donne che si sono costruite la strada davvero solo con le proprie forze!
Roberta è una donna molto riservata ma allo stesso tempo molto disponibile. Sempre pronta a dare una mano e ad ascoltare.
Questo 2021 è per Lei un anno molto importante, manca poco infatti all’uscita del suo primo romanzo “Questa volta per Davvero” e io sono proprio felice che abbia accettato di raccontarsi a La Frack Magazine!
Chi è Roberta Pischedda?
Questa è una domanda che mi sono rivolta tante volte nella mia vita e che continuo a rivolgermi spesso, trovando risposte differenti, più o meno soddisfacenti, e che, son sincera, non sempre mi sono piaciute.
Mi sono riscoperta e reinventata tante volte, per l’amore, la famiglia, il lavoro e le vicissitudini della vita, cercando di rimanere il più possibile autentica e vicina ai miei valori.
Senza cadere in troppa presunzione credo di essere sostanzialmente una donna sensibile, estrema, capace di grande allegria, e parole e passioni, altrettanto capace di cadere nel silenzio e nella malinconia.
Sono un’attenta osservatrice del genere umano; assorbo come una spugna i sentimenti e gli stati d’animo delle persone e questo credo sia un gran dono, benché non sempre di facile gestione.
Alla continua ricerca di un equilibrio fra cervello e cuore, sono spesso troppo intransigente con me stessa.
Amo riempire i miei sensi di arte non appena ne ho il tempo, e sono, senza alcun dubbio, un’inguaribile sognatrice.
Come è nata l’idea di scrivere un libro?
Ho sempre amato scrivere, sostanzialmente qualche poesia o brevi racconti. Poi la storia di Rebecca, la mia protagonista, ha iniziato ad ossessionarmi, come una passione che non sai e non vuoi controllare; un po’ come accade quando ti innamori, non puoi fare a meno di pensarci ogni istante.
Piccoli particolari, frammenti del suo essere e dei personaggi che incontrava hanno iniziato ad essere sempre più precisi e dettagliati. Tutto attorno a me era fonte di idee e di ispirazione, e senza che neppure me ne accorgessi le pagine iniziavano a sommarsi fra loro.
L’ho abbandonata e ripresa più volte, ma lei, Rebecca, la sua storia, erano sempre li ad aspettarmi. Capitoli sconnessi, frasi appuntate in varie agende, immagini sempre più precise nella mia testa hanno preso forma durante il lockdown.
Molte persone sono state spinte verso la scrittura in quel periodo, io mi sono sentita spinta a dare a quelle pagine e a quella storia un’opportunità vera.
Da dove nasce la storia? Avevi già tutto scritto nella tua mente o si è formata man mano che scrivevi?
C’è una frase nel libro che dice ” le storie mi arrivano addosso, come degli echi lontani, ed io non posso fare a meno di catturarle”. E’ andata pressappoco così. Avevo un’idea, ci pensavo spesso, la smontavo e la ricomponevo. La mettevo su carta, la ricomponevo ancora. E piano piano tutte le tessere sono andate al loro posto. Ho unito altri scritti passati lasciati a metà , e sembravano assolutamente calzanti con tutta la storia, malgrado non fossero stati intenzionalmente scritti per essa. Avevo chiarissimi alcuni punti, ma altri sono saltati fuori mano a mano che lavoravo al romanzo.
Mi è capitato in questi mesi di confrontarmi con altri scrittori esordienti, ed anche loro mi hanno detto che in realtà è come se non riuscissi mai a staccare del tutto, dai personaggi, dalla storia. Ti svegliano in piena notte, ti sorridono per strada su bocche di sconosciuti, ti parlano attraverso altri libri, o dentro a delle canzoni. Sono sfacciati ed invadenti, eppure sembra che tu non ne abbia mai abbastanza.
Ci sono stati dei momenti nei quali hai pensato di non farcela, di mollare?
L’inattitudine a demordere ho cercato di impararla da mia madre, insieme a tante altre caratteristiche che mi sono tornate utili in questo progetto in particolare e nella vita in generale.
Ho spesso pensato di non inviare il manoscritto alla casa editrice, ma non ho mai pensato che avrei fatto a meno di scrivere. E’ una cosa che amo davvero, che mi fa stare bene, e che credo non cambierà mai.
Ho avuto il sostegno di chi mi ama, di mio marito e di tre carissime amiche che leggevano il mio lavoro in simultanea. Pagina dopo pagina mi spronavano ad andare avanti, a non gettare la spugna. Devo molto a loro.
Ci sono delle autrici o autori che ti hanno ispirata?
Sarò sincera, le mie letture sono molto varie, non mi ” fisso ” mai con un autore, ma sperimento generi e stili di scrittura spesso molto differenti e lontani fra loro. Mi affascina chi indaga nell’essere umano, nelle sue passioni e nelle sue debolezze, catapultandoti lì in quella storia, ad interrogarti con i personaggi, come sanno fare Isabel Allende, Gabriel Garcia Marquez, o Paulo Cohelo, per citarne alcuni dei miei preferiti.
Quel modo intimo e semplice di scrivere che in un attimo ti investe di immagini e poesia, trovando parole per quei sentimenti e stati d’animo che hai sempre avuto dentro senza riuscire ad esprimere.
Chi deve assolutamente leggere il tuo Libro?
Cosa consigli ha chi ha un sogno e trova difficoltà nel realizzarlo?
Chi al giorno d’oggi ha un sogno fa bene a tenerselo ben stretto, a coltivarlo e a non abbandonarlo mai. Le difficoltà ci sono e credo ci saranno sempre. Spesso la prima è proprio il timore di realizzarlo, perché i sogni sanno essere prepotenti, e spesso temiamo possano farci rinunciare alla tranquilla concretezza che conosciamo bene e di cui ci fidiamo.
I sogni vanno curati , ma sono anche una fatalista, quindi ti dico che c’è un momento in cui qualcosa inizia a muoversi attorno a noi e fa si che questo sogno metta gambe per poter camminare, e forse persino correre. C’è un istante in cui tutto sembra andare in quella direzione, e noi dobbiamo essere pronti ad afferrarlo. Bisogna ascoltare ed ascoltarsi, e essere preparati , eventualmente, a cadere.