Regionali Sardegna, Massimo Zedda a Carbonia
Nella serata di giovedì 31 gennaio intorno alle 18.00, Massimo Zedda è arrivato a Carbonia.
Motivo della visita la presentazione dei candidati e delle liste che sostengono il sindaco Cagliaritano alla carica di Presidente della regione alle prossime elezioni.
Ad attenderlo nella sala convegni del Lù Hotel, una nutrita folla di sostenitori che al suo ingresso hanno salutato Zedda con un lungo applauso.
Vincere si può
Nel suo intervento Zedda ha toccato vari argomenti. Il lavoro, il turismo, le industrie, e ha ribadito la sua contrarietà alla recente riforma sanitaria regionale.
Ha portato ad esempio la sua amministrazione nel capoluogo sardo come ad esempio l’esperimento del telelavoro e del lavoro agile altamente promosso.
A questo proposito La Frack Magazine ha posto alcune domande al sindaco che gentilmente ha risposto:
LF: Nei suoi interventi cita molto spesso Cagliari come esempio, ha intenzione nel caso venisse eletto di esportare il modello Cagliari in regione, trasformando magari la Sardegna in una grande Cagliari?
MZ: No assolutamente, non voglio creare una gigantesca Cagliari, ma penso che gli esempi pratici, avendo governato una grande città, siano in parte utili. Dal punto di vista della ricaduta sul territorio, nelle comunità e nei comuni molte delle cose fatte a Cagliari, se incentivate dalla regione, in tutti i comuni della sardegna possono determinare occasioni di lavoro e sviluppo sul territorio.
Quindi non voglio ricostruire la replica della città di Cagliari enne volte quanti sono i comuni della Sardegna.
Ma l’esempio del telelavoro, del lavoro agile, piuttosto che lo sblocco di risorse pubbliche per gli investimenti, non sono elementi realizzabili solo in una città.
Attraverso le politiche mirate sarebbero realizzabili sia in regione nell’apparato regionale appunto e in termini di benefici per tutti i comuni della Sardegna.
Si parla tantissimo della ripresa, dello slancio economico, della capacità di determinare occasioni diffuse di lavoro a partire dai comuni e dalle comunità, se però non sono messi nelle condizioni di beneficiare di norme, leggi, risorse e personale, molti comuni non riusciranno a dispiegare la loro azione nelle capacità diffuse di creare occupazione e sviluppo come invece sarebbe possibile operando a livello regionale.
Cagliari mi serve come esempio anche per dimostrare che le cose le ho già fatte, che le cose si possono fare.
LF: A proposito di Telelavoro, potrebbe rientrare questa opportunità in una serie di iniziative volte a tutelare e creare delle politiche di assistenza alle donne e alle famiglie, magari con un occhio a quelle numerose?
MZ: Assolutamente.
Non è un caso che le prime che abbiano beneficiato del telelavoro e abbiano utilizzato e usufruito del sistema di lavorare da casa siano proprio le donne con figli.
Le stesse che altrimenti corrono il rischio di dover scegliere in alcuni casi tra il lavoro e la gestione della famiglia.
Questi sistemi possono però essere a beneficio di tutti, donne e uomini, madri e padri.
Ci sono poi una serie di altre politiche che vanno attivate. Mi viene in mente l’utilità delle mense scolastiche, il risparmio anche del tempo per i genitori che lavorano.
C’è poi il problema dell’abbattimento dei costi per le famiglie, non solo per quelle numerose. Quello dei costi di trasporto, l’aiuto economico alle famiglie perché i figli studino.
Dobbiamo aiutare le famiglie in tutte le direzioni possibili riducendo spese e costi ma soprattutto attuare politiche di dettaglio, pensate appositamente per le lavoratrici e i lavoratori.