Regionali Sardegna, Conosciamo Laura Celletti
Meno di dieci giorni e poi potremo esprimere il nostro voto.
Abbiamo ancora tempo però per conoscere le nostre Donne di Sardegna che hanno deciso di fare qualcosa per far cambiare aria alla nostra bella Terra.
Una Terra che mai come ora ha bisogno di rinnovarsi, di ricominciare, di ritrovare speranza.
Conosciamo allora anche Laura Celletti, trentenne di Cabras e mamma di un bimbo di 8 anni.
Chi è Laura Celletti?
L: Laura Celletti è una ragazza di 30 anni, di Cabras. Sono madre di un bimbo di 8 anni di nome Federico e lavoro come istruttrice di nuoto e nuoto paralimpico.
Ricopro la carica dirigenziale di Consigliera Nazionale nel partito indipendentista Liberu.
A giugno 2018 sono stata eletta Consigliera Comunale di maggioranza nel Comune di Cabras, con delega alle politiche giovanili, bandi e Sportello Europa.
Nel mio Comune sono anche membro della Commissione alle pari opportunità, come Consigliera di maggioranza.
Perché hai scelto di candidarti?
L: La scelta della candidatura è una conseguenza naturale del mio percorso politico, iniziato circa cinque anni fa.
Mi sono avvicinata alla politica attiva, militando nelle fila indipendentiste.
Scendendo in piazza, difendendo, tutelando e sostenendo con forza i diritti negati ad una Terra che ha bisogno di ritrovare una classe politica in grado di valorizzarla, che invece l’ha solo svuotata e privata del futuro.
A cosa daresti priorità nel caso venissi eletta?
L: Mi impegnerò soprattutto sul tema delle politiche attive del lavoro, in particolare per i giovani e le giovani che vogliono restare in Sardegna o rientrare nella propria Terra.
Ogni anno migliaia di giovani emigrano dalla nostra Terra per cercare lavoro altrove.
Tra le ragazze e i ragazzi che scelgono di rimanere e affrontare un futuro negato, la metà non lavora e chi ha un impiego si barcamena tra lavori sottopagati e tirocini.
Il programma proposto da Autodeterminatzione ha come pietra miliare la creazione di sviluppo economico, culturale e sociale, in ogni settore lavorativo, primario, secondario e terziario, che interessa soprattutto le categorie di lavoratori e lavoratrici svantaggiate.
Questo può avvenire utilizzando come vettore di sviluppo la progettazione europea e utilizzando i fondi comunitari, che ci spettando di diritto e che non vengono impiegati efficientemente in Sardegna.
In questi anni ho concentrato la mia lotta politica anche sulla difesa del territorio, sulla negazione degli stupri legalizzati dell’ambiente che si sono realizzati o hanno provato a realizzare;
occupazione militare, revamping dell’inceneritore di Tossilo, progetti di speculazione energetica, altamente inquinanti, proposti in aree agricole, volti ad ingrossare le tasche delle multinazionali e a distruggere le economie locali in cambio di una manciata di posti di lavoro.
Per ultimo, ma più importante, c’è il tema dell’autodeterminazione della donna.
Io dico sempre che faccio politica in un’isola felice, in un partito in cui le donne rappresentano una parte importante negli organi dirigenziali.
Amministro in un consiglio comunale composto da 8 donne e 8 uomini, con una maggioranza formata da 6 donne e 5 uomini.
Purtroppo, nella società in cui viviamo, l’impronta machista è ancora forte, viva e vegeta.
Le donne risultano essere avere un grado di istruzione superiore agli uomini, ma in Sardegna una su due non lavora.
La difficoltà di conciliare vita lavorativa, cura dei figli e degli anziani è preponderante nella vita delle donne e costringe spesso ad abbandonare il lavoro.
E’ necessario creare politiche utili ed efficaci per mettere in condizione le donne di poter lavorare, incentivando e supportando la costruzione di asili nido e strutture di assistenza.
Vigilare costantemente sui contratti di lavoro proposti, promuovere la parità di accesso a cariche apicali nelle aziende e nel settore pubblico.
L’indipendenza economica della donna è uno degli strumenti per poter sfuggire alle tante situazioni di violenza che proliferano negli ultimi tempi e che salgono costantemente agli onori della cronaca.
Ricordiamoci che senza l’autodeterminazione della donna, non ci potrà mai essere completa autodeterminazione del Popolo Sardo!