Regionali Sardegna, Conosciamo Antonella Fancello

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Antonella Fancello

In questa chiacchierata con la nostra ospite di oggi prepariamoci a forti emozioni.

Antonella Fancello ci racconta e ci fa sognare, o forse ricordare le meraviglie della nostra Sardegna. A me ha ridato la consapevolezza di quanto io sia orgogliosa di essere Sarda, una Donna Sarda!

Buona lettura!

Chi è Antonella Fancello?

A: Sono nata a Nuoro nel 1970 e ho trascorso tutta la mia infanzia abitando i due rioni storici di Seuna e Santu Predu. 

Nella città in cui ho respirato fin da bambina la consapevolezza di crescere in un luogo unico, ricco di storia e dalle profonde radici culturali.

Città che ha dato i natali a poeti, scrittori, artigiani e letterati che grazie alla mia maestra delle scuole elementari e agli insegnanti che si sono alternati nella mia formazione fino al conseguimento della maturità classica, hanno “forgiato” la mia personalità, il mio carattere, il mio sentirmi orgogliosamente “donna sarda” con tutto ciò che esso determina in termini di cocciutaggine e determinazione. 

Antonello FancelloSono figlia di Dolores e Luciano, di madre campidanese e di padre barbaricino, Senorbì (in Trexenta) e Dorgali (nel Supramonte), realtà sarde culturalmente e socialmente molto differenti e incredibilmente pregnanti del mio DNA del quale rivendico proprio il suo essere “contaminato” dai valori di due società sarde culturalmente opposte, quella del patriarcato del sud Sardegna e del matriarcato barbaricino.

Il mio lavoro mi fa incontrare e amare tutta la Sardegna ma scelgo di vivere a Dorgali, paese natale di mio padre.

Sono un’attivista digitale, mi occupo da oltre 20 anni di innovazione e ammodernamento dei processi nella scuola e nella pubblica amministrazione collaborando attivamente con due tra le più importanti realtà a livello nazionale.

Insegno all’Università di Sassari (troverete in rete notizie sul mio lavoro, ne scrivono, ne scrivo da blogger su siti web e portali e qui non vi annoierò oltre) e da relatrice di alcune tesi di laurea magistrale sul tema della partecipazione civica, sono orgogliosissima di appoggiare la candidatura di qualcuno che non ho mai omesso di raccontare ai miei studenti come colui che, tra i primi nel nostro paese, Massimo Zedda, sperimentò, al suo primo mandato da Sindaco, una piattaforma partecipativa digitale in cui i cittadini di Cagliari potevano esprimere le proprie idee e priorità su come immaginassero la città amministrata da lui.

Questo è per me amministrare CON i cittadini ed è partendo da queste considerazioni che identifico in Massimo Zedda colui che finalmente potrebbe amministrare con competenze non solo i sardi ma CON i sardi.

Perché hai scelto di candidarti?

A: Ho deciso con un orgoglio pari al grande rispetto che provo per la terra in cui vivo, di sostenere e rappresentare, nel collegio della Provincia di Nuoro, nella lista di “Liberi e Uguali Sardigna” la candidatura di Massimo Zedda a Presidente della Regione Sardegna.

Perchè la verità è che stavolta, di “scuse” per non accettare, rispetto al passato ho sentito di non averne più alcuna, ho avvertito un senso di pericolo per la terra in cui vivo, il bisogno di fare qualcosa, di non stare con le mani in mano.

Non avevo più scuse perché la dovevo pur smettere di continuare a provare sdegno e basta per quanto sta accadendo nel nostro Paese, per il forte senso di pericolo democratico, economico e sociale che avverto a causa delle azioni messe in campo dalle stesse forze politiche che vorrebbero convincere i sardi che con loro “si cambia”.

Niente Scuse

Niente scuse perché la decisione di non poter più stare a guardare, in fondo, l’avevo già presa quella stessa sera in cui a Nuoro ho visto donare come trofeo un valoroso bronzetto nuragico raffigurante il capo tribù sardo a Matteo Salvini con tanto di citazione di Deledda e Satta.

Lui, che avrebbe ricordato molto molto bene più che Grazia Deledda i versi del proprio inno contro i territori “dalla Padania in giù” e i passaggi della propria storia culturale e politica in cui scherniva e offendeva anche i sardi;

ma, soprattutto, niente scuse perché non ho mai omesso di ostentare stima per il buon governo di Massimo Zedda, Sindaco, che ha già mostrato le sue capacità di amministrare efficacemente un bel pezzo di Sardegna, un terzo dei suoi abitanti, Cagliari e la sua città metropolitana.

A cosa daresti priorità nel caso venissi eletta?

A: Chi segue i miei racconti su Instagram sa che per me “in Sardegna la cosa più bella non è il mare” ma la sua gente, le sue tradizioni, la sua storia, i suoi paesi e da qui parto per rimarcare la mia priorità che è senz’altro trasmettere consapevolezza della nostra forte identità culturale da diffondere come valore soprattutto tra le nuove generazioni di sardi.

Mi porto dentro l’emozione del suono generato dai campanacci dei mamuthones con il loro incedere per San’Antonio Abate così come il forte ritmo dei tamburi il giovedì grasso a Gavoi ma anche la melodia delle launeddas di Luigi Lai che anticipano il passaggio di Sant’Efisio o dei trombettieri che segnano il passo a Su Componidori.

E se chiudo gli occhi riesco a sentire molto nitidamente le onde che si infrangono sui ciottoli di Cala Gonone o il profumo dei biscotti savoiardi appena sfornati dalle botteghe dolciarie dorgalesi.

La Sardegna!

Tutto questo per dire che è la Sardegna a farmi brillare gli occhi, e così vorrei fosse per tutti i sardi, emozionarsi di tutta la Sardegna, senza campanili ed è per questo che adesso sento il preciso dovere di difenderne principi e identità da chi ritengo non la ami abbastanza, non quanto me e Massimo Zedda!

Ho voluto candidarmi e sostenere con grande convinzione Massimo Zedda perché credo in quei valori che Franco Armino chiama di “paesitudine” e moltissimo (e ancor di più) nella frase che ho scelto per accompagnare la mia campagna elettorale: “L’istruzione rende liberi”, di una giovanissima pakistana che ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2014 (Malala Yousafzay).

Credo che le persone istruite siano le più libere da condizionamenti, le più libere dagli stereotipi, le più libere di valutare autonomamente ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e, soprattutto oggi, ciò che è vero da ciò che è falso;

essere istruiti fa riconoscere chi vuole il bene per la propria terra e chi vuole semplicemente usurparla e l’istruzione produce soprattutto il LAVORO e il benessere all’interno dei nostri paesi, creando le condizioni che permetteranno ai nostri giovani di non fuggire!!

Credo che l’obiettivo di qualunque amministrazione regionale sarda presente o futura (e sarà certamente il mio nell’eventualità in cui fossi eletta), debba essere proprio quello di fare di tutto perché venga aumentato il grado di istruzione e consapevolezza dei sardi, soltanto così in Sardegna, nei paesi come nelle città, potrà vivere un popolo libero. 

 

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