Quote rosa, le conquiste delle donne nel lavoro
Che cosa sono le quote rosa? Sono il numero di posti riservati alle donne in un amministrazione pubblica o privata, imprese, istituzioni, ecc. Sono indispensabili per garantire la rappresentanza femminile in ogni settore della nostra società.
Anche se in molti sostengono che la parità dei sessi si sia ormai raggiunta cosa accadrebbe senza le quote rosa a imporre la presenza femminile in ogni settore? Riusciremmo comunque a far valere i nostri diritti e a rappresentarci al pari degli uomini?
La nascita delle quote rosa
Si parla di quote rosa da diverso tempo ormai, ma la legge vera e propria su di esse è stata varata solamente nel 2011. Questa prevede che, obbligatoriamente, almeno un quinto del totale delle società pubbliche o private deve essere composto da donne.
“La legge è stata un successo e ha trovato amplia applicazione anche se la crescita dove non ci sono quote rosa è lenta. Per aver un risultato profondo nel tessuto economico del paese e per promuovere una maggiore presenza femminile anche negli spazi non contemplati dalla legge c’è molto da lavorare. Le imprese, ad esempio, possono utilizzare di più e meglio la tecnologia e lo smart working per favorire percorsi di carriera femminile più rapide”, è il commento di Marco Nespolo, Amministratore Delegato di Cerved, sulla legge che regolamenta le quote rosa.
Le quote rosa in politica
Tra tutti i settori quello in cui le donne hanno da sempre trovato maggiori difficoltà vi è quello della politica.
Sebbene la Repubblica italiana sia nata in un momento storico in cui le donne iniziavano a far valere i propri diritti e che, già dagli albori le donne si interessavano di politica, dovemmo attendere sette anni per il primo sottosegretario donna.
Era il 1951 e Angela Maria Guidi Cingolani diveniva sottosegretario al ministero dell’industria e del commercio. Per la prima ministra dovemmo attendere, addirittura, fino al 1976, ben trent’anni dopo la nascita della Repubblica. Era Tina Anselmi, la quale assumeva l’incarico al ministero del lavoro.
Negli anni la situazione è migliorata, ma non abbastanza. Solamente dal 1983 in poi la presenza femminile è divenuta una costante. Abbiamo visto ben tredici esecutivi senza alcuna presenza femminile.
Nessuna donna ha ancora mai presieduto un Governo, in quello che consideriamo un paese all’avanguardia. Su 1500 incarichi da ministro, in 70 anni di repubblica, solamente 78 sono stati ricoperti da donne.
E nelle amministrazioni minori? Nella storia si sono susseguiti un totale di 272 presidenti di Regioni, ma di questi solamente 9 sono state donne: due in Umbria e Friuli Venezia Giulia, una in Abruzzo, Lazio, Lombardia, Piemonte e Trentino Alto Adige. 13 regioni non sono mai state governate da donne.
Le quote rosa nelle società
Come regolamenta la legge di cui parlavamo prima sulle quote rosa, un quinto delle amministrazioni delle società quotate in borsa deve essere rappresentato da donne. Tuttavia, la legge è stata successivamente revisionata, portando la percentuale di donne da un quinto a un terzo.
Ma questa legge ha una data di scadenza, fissata per il 2020. Si spera, infatti, che le società imparino ad autoregolarsi da sole. Si presume che, nel corso di questi nove anni, si sia appresa la reale importanza delle donne e che la buona abitudine di riservare delle poltrone rosa rimanga anche senza l’obbligo di legge.
Tuttavia, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, e per evitare di mandare in fumo i risultati ottenuti fino ad ora, le donne nelle società non verranno lasciate completamente senza leggi a tutelarle. Le quote rosa, infatti, saranno d’ora in poi regolamentate dal codice di autodisciplina delle società quotate.
Negli altri settori
Le quote rosa sono state adottate in diversi altri settori. Come quello delle forze armate, che a ogni concorso riserva qualche posto alle donne.
Il settore scolastico non è da meno. Nelle scuole materne ed elementari i maestri uomini sono un miraggio, ma nelle scuole superiori si verifica un fenomeno strano. Le donne si occupano per lo più di materie umanistiche e non di materie scientifiche.
Alla Scuola Normale Superiore di Pisa, una delle scuole più rinomate non solo in Italia, ma in Europa, ad esempio, è stata da poco assunta una professoressa per la classe di scienze, la prima in 208 anni dalla nascita della scuola.
Un gap enorme lo troviamo anche nel settore tecnologico e informatico. Per questo motivo sono nate le Coding Girls (le ragazze che programmano), un progetto a cui hanno aderito anche le studentesse dell’Università La Sapienza di Roma.
Molti altri settori iniziano a tingersi di rosa e molti altri ancora se ne arricchiranno, grazie a quelle donne che non hanno smesso di credere che tutto ciò sarebbe stato possibile.