Matria: immaginari della maternità contemporanea

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Matria

La gravidanza è sempre la stessa. Quante volte ci siamo sentite dire che le donne partoriscono da millenni. Quante volte ci siamo sentite dire che una donna non è completa senza un bambino. Che essere incinta non è una giustificazione. Eppure non è così la gravidanza è cambiata negli anni. La maternità è cambiata. Le donne sono cambiate e non sono più solo mamme e mogli. Rivendicano il loro diritto ad esserlo e ad essere al contempo anche sé stesse. Ad essere una persona che non è solo una madre, che non è solo una moglie. Questo e molto altro è ciò che è emerso nel corso della mostra “Matria: immaginari della maternità contemporanea”, che ha preso vita a Bologna, nel mese di ottobre.

La mostra Matria a Bologna

Si è conclusa il 14 ottobre scorso la mostra che ha preso vita nella città di Bologna intitolata “Matria: immaginari della maternità contemporanea”. Ciò che è emerso è un immaginario di una donna forte. Una donna che nel corso dei novi mesi diventa solo un pancione da accarezzare, dimenticandosi che dietro l’essere madre si nasconde una donna.

Matria

Che cos’è la maternità al giorno d’oggi?

Matria si divide in diverse sezioni, tra il cinema, il teatro, la letteratura e l’arte.

“Maternità è una parola madre, non ha sinonimi, ha invece delle parole figlie: genitorialità, riproduzione, cura sono solo alcune di esse. È una parola ampia, legata al venire al mondo. Questo progetto vuole esplorare alcune possibili declinazioni che la maternità può assumere oggi, perlustrare il campo semantico che abbraccia.

Si chiama Matria, un neologismo della lingua italiana, perché nasce dalla domanda se sia necessario trovare nuove parole e con esse pensieri per raccontare il nostro oggi relazionale, per rappresentare la creazione in senso fisico e metaforico. Matria è un luogo d’accoglienza al di là delle appartenenze nazionali, etniche, religiose, sociali, di genere..”

Her Name is Revolution

Tra tutti i progetti di Matria quello che più salta all’occhio è senza dubbio Her Name is Revolution. Forse perché campeggia sui cartelloni pubblicitari della città, forse perché è d’effetto, forse perché fa riflettere.

Si tratta di una rassegna fotografica a cura del laboratorio di street art Cheap e di Rebecca Momoli.

Una serie di scatti che rappresentano i corpi delle donne durante la gravidanza. Su di essi sono stati scritti i messaggi rivolti alle donne e agli uomini, ricordando loro che le donne possono essere molto altro oltre che madri.

In un mondo che ci vuole piccole, occupare spazio è un atto rivoluzionario”, “Essere donna non significa per forza essere madre”, “L’ascesa delle donne non significa la caduta degli uomini”. E ancora: “La sorellanza è un super potere collettivo”, “Dove la Patria esclude, la Matria accoglie”.

Matria a teatro

Parallelamente a questo progetto, al Teatro Arena del Sole di Bologna, andava in scena “Lingua Madre”. L’opera è un’indagine sul significato stesso di maternità e paternità, esplorando le contraddizioni della nostra epoca nell’essere madre, padre, donna e uomo.

Lingua Madre

Lingua Madre esplora la maternità in tutte le sue sfaccettature

Nelle ricerche condotte per Lingua Madre sono stati intervistati esperti in fecondazione assistita, ostetriche, avvocati, antropologi, attiviste femministe, attiviste anti-aborto, madri lesbiche che lottano per il riconoscimento dei figli, madri migranti che hanno dovuto lasciare i propri bambini per prendersi cura degli altri, madri adolescenti, madri transessuali” e tanti altri. Sono tutte donne, sono tutte famiglie. Nessuno è migliore degli altri.

…e al cinema

Nel frattempo, Matria si spostava anche al cinema, con il documentario “I nove mesi dopo”, perché sembra che tutto debba finire con il parto, ma in realtà il post-parto è ciò che più mette a dura prova una madre.

Si tratta di un periodo delicatissimo, fatto di tanto amore, ma anche di tanta pressione e di tanta sofferenza, spesso incompresa e sottovalutata.

Tutto ciò per riflettere ancora una volta sulla maternità e sulla donna, che spesso ci si dimentica che non è solo madre.

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