Intervista ad una Vittima di Stupro: non sono io a dover chiedere scusa
Ho passato mesi a prendere appunti per scrivere un articolo sullo stupro, mesi fatti di ricerche, di statistiche, di numeri.
Ma la verità è che una Donna che subisce uno stupro non è un numero, non è un dato da inserire in una statistica.
È una vedova di se stessa che deve imparare a convivere con un lutto, immenso, straziante, che si ripresenta costantemente ogni volta che va a dormire, ogni volta che rientra a casa da sola, ogni volta che incontra lo sguardo di chi la commisera, cercando in ogni modo di darle una qualche colpa per ciò che è successo.
Sì perché è questo che succede il 99% delle volte: la vittima viene passata al setaccio, viene analizzato il suo tasso alcolemico, viene giudicato il suo abbigliamento, il suo modo di ridere. A molte donne viene perfino chiesto se hanno “goduto” o urlato durante la violenza…
Mi ritorna in mente prepotentemente il monologo Lo Stupro dove una immensa Franca Rame racconta la sua esperienza. Rabbrividisco!
Lo Stupro
Io non riesco neanche ad immaginare come possa riprendersi una vittima di stupro.
Non voglio leggere casistiche o relazioni psichiatriche che analizzano i comportamenti o danno indicazioni su come riprendersi.
Come sempre e come ben sapete voi che mi leggete da tempo, devo sentire le storie, devo viverle e interiorizzarle per potervele raccontare, perché solo così secondo me si può realmente comprendere cosa prova chi decide di confidarsi.
E così, una Donna, una meravigliosa Donna ha deciso di raccontarsi a me, di fidarsi di me e di riaprire ferite mai rimarginate e di far riaffiorare ricordi che resteranno per sempre dentro.
La cosa che più mi ha colpito di Anna (la chiameremo così) è la totale assenza di rabbia, il suo sorriso dolcissimo e la voglia di essere utile ad altre Donne.
Il racconto
Io e Anna ci incontriamo in un bar, ci conosciamo anche se non benissimo.
Appena la vedo il primo desiderio è quello di stringerla a me, di farla sentire protetta, di chiederle scusa in qualche modo perché faccio parte di una società dove ancora una donna non è libera di uscire da sola e di sentirsi tranquilla.
Ci sediamo e ordiniamo da bere. Non faccio domande, le chiedo di sentirsi libera di raccontarmi ciò che vuole.
Con una voce piena d’emozione inizia a parlare. Chiarisce subito di essere grata alla sua comunità per come l’ha circondata d’affetto, non se l’aspettava proprio dalla sua città.
Soprattutto nei giorni immediatamente successivi al suo stupro ha sentito una forte vicinanza e questo l’ha colpita positivamente.
Ma purtroppo l’essere umano difficilmente si smentisce, vogliamo essere giudici a tutti i costi. Mi racconta di essersi sentita abbandonata, giudicata, non capita da chi, più di ogni altro, doveva starle vicino.
Prima dello Stupro
Anna mi confida che prima dello stupro era una ragazza come tante altre, circondata da tant* amic*, con tanti sogni e tanta voglia di vivere.
Ora a distanza di tempo da quel maledetto giorno intorno a lei c’è il vuoto.
Gli amici e le amiche di un tempo non ci sono quasi più, non sono riuscit* a starle accanto nel momento in cui aveva maggiormente bisogno di essere compresa.
Pensa che non si sia tratta alcuna lezione da ciò che le è successo e che la gente dimentichi troppo in fretta.
Lei però ricorda tutto. Ricorda ogni attimo di quella sera. La sua camminata, l’uomo alle sue spalle, la sua presa, il suo sentirsi in trappola. E poi la paura, la fuga, l’ambulanza, i suoi cari sotto choc!
Quando le chiedo come si sente ora, cosa prova verso ciò che la circonda, mi risponde che solo da poco è riuscita riprendere possesso di se stessa. Per un lungo periodo ha sentito che la sua vita la stesse vivendo un’altra persona e lei la vedesse dall’alto. Una sensazione terribile.
Anna oggi è una Donna che ha ancora dei sogni, che crede nel futuro, che ha ancora voglia di fidarsi di chi le sta intorno.
È grata alla sua famiglia, a chi le è restato accanto nonostante tutto. Non si sente in colpa. NON HA COLPA! Non è lei a dover chiedere scusa per ciò chele è stato fatto!
Anna mi ha raccontato tanto, ma credo che per capire che chi subisce uno stupro è una vittima non serva che io vi riporti tutto.
Ciò che sicuramente ci tengo a scrivere sono le parole con le quali mi ha lasciata:
“Credo che le nuove generazioni, ma anche le vecchie, abbiano un profondo bisogno di essere educate. La Donna non può essere ancora considerata un oggetto da maneggiare a proprio piacimento, dobbiamo essere libere di rientrare a casa la sera da sole, libere di bere un bicchiere di vino in più, libere di mettere la minigonna, il rossetto, libere di pensare, parlare e decidere. Abbiamo il diritto di essere libere di vivere libere.”
Penso di non dover aggiungere altro!