Intervista a Kamila Kowalska, la giurista che credeinretididonne
Kamila Kowalska, polacca di nascita ma italiana d’adozione, è una Donna che ha deciso di dedicare la sua vita alle Donne.
Giurista, esperta di migrazioni femminili, ha accettato subito di raccontarsi alle lettrice e ai lettori de La Frack Magazine, perché la divulgazione è lo strumento più potente per noi donne, e soprattutto fare rete è fondamentale!
Chi è Kamila Kowalska?
È una di quelle domande alle quali faccio fatica a rispondere compiutamente in prima battuta. Anche se, per intenderci, so bene chi sono. Tuttavia non è facile per me definirmi secondo degli schemi, in quanto non amo le definizioni in generale.
Sono piuttosto una mente aperta, molto eclettica, una sognatrice, con tanti progetti in cantiere ma anche tanti dubbi e tante domande che mi pongo in diverse occasioni. Nonostante ciò, da un punto di vista professionale sono ben inquadrata: una giurista di preparazione e di fatto, dato che da oltre 15 anni mi occupo in Italia delle questioni relative al mercato del lavoro.
L’anno scorso ho inoltre concluso il Dottorato in Scienze politiche e amministrazione, anche qui rimanendo nell’ambito occupazionale, ma spostando il tiro verso il fenomeno del lavoro femminile, con particolare riferimento a quello legato all’immigrazione. Mi sono sempre interessata alle migrazioni e le ho vissute sulla mia pelle. È un tema fiume, con tante sfaccettature. Comunque lo guardo sempre nell’ottica della ricchezza.
Tra le mie più grandi passioni ci sono invece i viaggi e questo mi ha portato a conoscere bene l’Italia. Da oltre 20 anni visito città e regioni Italiane e condivido le mie impressioni sul mio blog personale in lingua polacca. Inoltre sono anche autrice di numerose guide turistiche sull’Italia per il pubblico in Polonia.
Cosa ti ha portata in Italia?
Sono arrivata in Italia per proseguire gli studi. Era l’anno 2002 e stavo finendo l’università in Polonia. Già allora avevo abbracciato il tema delle migrazioni, ma mi interessavo anche dei mass media. Ho deciso di unire questi due “mondi” e ho scelto di preparare la tesi di laurea sull’immagine dei profughi dal Kosovo nella stampa italiana.
Così sono venuta in Italia per 10 mesi per la ricerca del materiale, facendo allo stesso tempo la volontaria preso un centro di accoglienza di immigrati e rifugiati a Rieti. Tra l’altro proprio lì, in quell’ambiente, ho incontrato forse per la prima volta tante donne diverse: ho lavorato con le italiane, le francesi, le belghe, le ucraine, le albanesi.
È stato un periodo molto ricco: di tanto studio, tante osservazioni e tanta esperienza sul campo. Sono rientrata in Polonia per laurearmi, ma poi sono ritornata presto in Italia sia per motivi personali che per continuare gli studi post laurea all’Università “La Sapienza” di Roma. E alla fine ci sono rimasta fino ad oggi.
Ti occupi di Donne e hai creato su Instagram l’hashtag #credoinretididonne, cosa ti ha spinta in questa direzione?
Un giorno, forse neanche troppo tempo fa, mi sono resa conto che nei miei network familiari, di amicizie, di conoscenze e anche a livello lavorativo ci sono state e ci sono tutt’oggi tante donne che mi danno coraggio, che sono per me una fonte di ispirazione e che mi vogliono vedere crescere.
Sono stata e sono tuttora fortunata? Può essere. Ma ritengo che sia l’unica strada: la condivisione, il network, il supporto reciproco. Ed è questo il messaggio che condivido a mia volta con le donne che incontro nel mio quotidiano.
E comunque, è stata davvero una scoperta per me guardarmi indietro e rendermi conto di quante donne ho incontrato nella mia vita, con quante ho condiviso dei percorsi, delle esperienze, dei momenti più o meno lunghi. Sono state per lo più donne di paesi diversi, di pensieri diversi, di svariate culture e credenze. Di rado non mi è rimasto un qualcosa di ciascuna di queste conoscenze. Da qui ho deciso quindi di ripartire: ora che ho da poco compiuto 44 anni e che sono sempre più consapevole di chi sono e di cosa voglio fare, mi va proprio di dire a voce alta che #credoinretididonne.
Quanto è importante la formazione, lo studio per una Donna nel mondo di oggi?
Per me lo studio è stato sempre fondamentale: da quando io mi ricordi, sono stata impegnata per la mia crescita personale e professionale. Ma pensando allo studio, non credo sia necessariamente importante un nome o una sigla ben riconosciuti sul diploma. Anche se di certo non guastano, anzi.
Tuttavia vedo la formazione piuttosto come una strada che ti insegna a guardare diversamente il mondo, con i suoi meccanismi e i suoi schemi ben radicati. La vedo come un percorso che ti fornisce gli strumenti necessari per poter comprendere e analizzare meglio ciò che vedi e ciò che ti circonda. È importante, secondo me, non avere paura di farsi le domande, così come anche accettare che ci possano essere diversi punti di vista, diverse correnti, diversi paradigmi, diverse opinioni.
È da sottolineare senza dubbio il fatto che per molte donne, che oggi, in tanti contesti politici e culturali, vivono una condizione prestabilita e schematizzata, lo studio rappresenti l’unica strada per potersi ribellare da ciò che viene loro imposto come “il ruolo della donna”.
Stiamo vivendo un periodo terribile, tante guerre e una proprio nel cuore della nostra Europa. A pagare il prezzo più alto manco a dirlo sono sempre donne e bambin*, cosa possiamo fare per aiutare le nostre sorelle ucraine ora?
Le immagini che ci accompagnano a partire dal 24 febbraio 2022 sono delle immagini forti, che ritraggono, per così dire, le persone vulnerabili (donne e bambin*). Anche in questa guerra, come era successo tante volte prima, nonostante le violenze subite, la stanchezza estrema, la paura, la disperazione e la mancanza di prospettive future, milioni di donne con bambin* al loro fianco scappano munite della consapevolezza della propria forza.
Per chi vive nel “mondo sicuro” il primo passo è senza dubbio accogliere, garantire la stabilità e mostrare la solidarietà nella maniera più immediata e concreta possibile. Ma credo bisogna davvero rendersi conto e parlare di questa forza atavica che le donne custodiscono al loro interno.
“Conosciamo noi stessi solo fin dove siamo stati messi alla prova” – ha scritto la poetessa polacca Wisława Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura. Le donne sono messe alla prova di continuo, da secoli. E da sempre rispondono, mettendo in luce le loro capacità, la perseveranza, l’empatia.
Oggi con gli strumenti che abbiamo a disposizione, come ad esempio anche i social media, è più facile far sapere e sentire ciò che fanno e pensano le donne. Anche nel caso della guerra in Ucraina l’immediata mobilizzazione con i primi aiuti è arrivata tramite le reti della società civile.
Credo che nel contesto femminile, bisogna insistere ed investire sui network di donne, occorre parlare di più della sorellanza costruita sugli stessi valori, su una simile empatia e sulla storia comune, che tutt’oggi spesso non vede le donne come protagoniste.
Ritornando alla tua domanda, cosa possiamo fare per aiutare ora le donne ucraine: è chiaro che fino ad un certo punto si è nella fase dell’emergenza ed accoglienza primaria. Poi però bisogna costruire dei percorsi che permettano a quelle di loro che decidano di rimanere in Italia, in Polonia o ancora in qualsiasi altro paese di ricezione, di ricostruirsi una nuova vita sociale e lavorativa: potendo mettere in luce le proprie competenze, il proprio potenziale, il capitale umano, ecc.
Il da fare c’è, non solo per il presente ma anche per il futuro.
Lasciaci con un consiglio per le tutte le giovani donne che si stanno affacciando al mondo degli/le adult* oggi
Le donne che si stanno affacciando al mondo adulto le osservo da vicino, perché ho due sorelle che hanno 15 anni meno di me. Posso dire che conosco abbastanza bene questo mondo, lo guardo con molto interesse. Vedo tanto attivismo tra le coetanee delle mie sorelle, soprattutto sui social.
In Polonia ci sono state negli anni scorsi diverse battaglie e manifestazioni per i diritti delle donne e lì c’era fortissima la presenze di donne giovani (sia realmente che virtualmente). È importante per chi è giovane essere impegnat*, seguire una causa, rendersi conto di far parte della società civile e credere nella possibilità di cambiare il mondo.
Se potessi dare dei consigli, punterei sulla consapevolezza dei propri diritti e doveri, sulla partecipazione nella vita delle realtà locali, sulla conoscenza di se stess*. Secondo me è fondamentale per le giovani donne di oggi il tema della realizzazione occupazionale oltre che personale, il credere nelle proprie capacità, il voler realizzare i propri sogni, così come anche il supportare altre donne, creando delle reti femminili anche nel piccolo. E’ il modo migliore per poter portare avanti l’educazione relativa al “women empowerment”.