Femminicidio e violenza di coppia, la forza di dire no
Femminicidio e violenze di genere sono purtroppo argomenti sempre e drammaticamente attuali.
Nonostante campagne di sensibilizzazione, accorate proteste, nonostante lo sdegno di molti e il sostegno delle associazioni, le dinamiche continuano a ripetersi.
In tutto il mondo le donne continuano a essere picchiate, maltrattate, uccise dagli stessi uomini che sostengono di amarle.
Purtroppo i numeri del femminicidio sono e restano allarmanti. Sempre più donne non trovano la forza di dire no a situazioni che sfociano nell’abuso, sentimentale e affettivo.
Ma saper cogliere i segnali d’allarme in una relazione amorosa è fondamentale per evitare episodi incresciosi di violenza. E lo dobbiamo a noi stesse, soprattutto in quanto donne.
I numeri shock del femminicidio
Secondo un’indagine condotta lo scorso anno, dal 2000 sarebbero ben 3100 le donne uccise dai loro compagni, amanti, fidanzati o mariti. E parliamo soltanto dell’Italia.
La media nostrana è infatti terribilmente alta. Si calcola che ogni settimana muoiano almeno tre donne per episodi di violenza domestica o di coppia.
Anche la frequenza con cui avvengono fenomeni di femminicidio è agghiacciante.
Le stime parlano di una donna uccisa ogni 72 ore. Delitti che hanno luogo, molto spesso, all’interno delle mura domestiche. O di quelle che un tempo lo sono state.
Separazioni, litigi e rotture sentimentali sono tra i motivi più frequenti di violenza di genere. Un quadro terrificante, che non deve però far passare il messaggio sbagliato.
Infatti rimanere all’interno di una relazione violenta, o in cui manchi il rispetto, è quanto di più pericoloso si possa fare.
Il ritorno del “delitto d’onore”
Ciò che spinge molte donne a sopportare situazioni di abusi e violenze di coppia è sostanzialmente la paura.
Non solo della reazione violenta dei propri compagni, ma anche della reazione della società.
E purtroppo la cronaca fa ben poco per smentire le basi di una simile paura.
Abbiamo già parlato del delitto d’onore e di come, in molti casi di violenza di genere, questo crimine appaia quasi “sdoganato”. I due casi più recenti ed eclatanti si sono svolti a Bologna e a Genova.
Due sentenze ingiustificabili, che hanno scatenato aspre polemiche. Contribuendo però anche ad alimentare un sentimento di vergogna (e paura) nelle donne vittime di abusi.
Il terrore più grande è quello di trovare la forza di dire di no solo per non essere credute. O, peggio, di essere addirittura ritenute “colpevoli” per aver leso l’autostima maschile e i sentimenti di uomini egoisti, che non amano veramente le loro compagne.
Victim-blaming e femminicidio
In questo caso si fa spesso riferimento a un termine inglese, victim blaming. Ovvero la tendenza, da parte di certa infima cronaca (e non solo) a incolpare le vittime.
Il victim blaming è molto diffuso nel caso di violenze sessuali. La drammatica brutalità dello stupro viene “sminuita” (non si sa bene in virtù di cosa) accusando la vittima di aver provocato un’aggressione. O di essere stata consenziente.
Questo fenomeno agghiacciante negli anni si è esteso anche ad altri tipi di crimini. Incluso il femminicidio. Ed è preoccupante che abbia raggiunto anche le aule di tribunale, inficiando persino l’imparzialità delle giurie.
Non è mai colpa delle vittime se i loro mariti, compagni o ragazzi si rivelano violenti e maneschi.
E non è assolutamente una colpa voler sfuggire a una relazione violenta, o che potrebbe sfociare nella violenza.
Proteggere sé stesse è un diritto ancora prima che un dovere. E trovare la forza di dire di no e ribellarsi è fondamentale, oggi più che mai.
Non lasciamoci raccontare il contrario da chi vede la situazione solo da un punto di vista esterno. E non permettiamo ad altri di determinare (o sminuire) i nostri sentimenti.
La libertà, quella vera, passa anche e soprattutto per il rispetto di sé. E per il diritto a difendere sé stesse e la propria vita. Contro tutto, contro tutti.