Eleonora D’Arborea: la storia di una grande donna nella Sardegna medievale

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Giudicessa D'Arborea

Ci troviamo nella Sardegna del 1300, divisa in quattro territori: i giudicati di Arborea, Torres, Gallura e Cagliari. In questo scenario crebbe uno dei personaggi più importanti della storia sarda, una donna tutt’ora amata e ricordata da tutti i sardi: Eleonora D’Arborea. Eleonora viene definitiva in molti modi: eroina, patriota, una grande donna nello scenario medievale non solo sardo ma dell’Italia intera. Dette la sua stessa vita, a metà strada tra storia e leggenda, per la sua amata Sardegna.

Dall’infanzia a giudicessa d’Arborea

Eleonora D’Arborea nacque a Molins Rei, in Catalogna, nel 1347 circa, in una famiglia nobile: la madre, Timbora di Roccaberti, era figlia del visconte Dalmazio, mentre il padre era Mariano IV dei De Serra Bas.

Ben presto si trasferì in Sardegna, nel momento in cui il padre divenne giudice d’Arborea, a seguito della morte del fratello, rimanendo al trono dal 1347 al 1376.

Eleonora D'Arborea

La statua dedicata a Eleonora D’Arborea

Durante gli anni di giudicato di Mariano IV la situazione in Sardegna non era delle migliori. L’isola già divisa in quattro giudicati era ulteriormente divisa dai vincoli vassallatici. Inoltre, gli aragonesi stavano lentamente e inesorabilmente conquistando l’intera isola. Alla loro ascesa si oppose però il giudicato d’Arborea, che diede il via alla guerra sardo-catalana.

Nel frattempo Eleonora si sposò e si trasferì a Genova, dando alla luce due figli: Federico e Mariano.

Tuttavia la situazione in Sardegna degenerò, riportando Eleonora D’Arborea nelle sue terre d’infanzia. Il fratello Ugone III, che succedette al trono del padre, fu assassinato e l’erede più prossimo era proprio uno dei figli ancora giovanissimi di Eleonora.

L’intento era far salire al trono il figlio Federico, per far ciò il marito Brancaleone doveva raggiungerla al più presto. Ma Pietro IV D’Aragona lo rapì, per cercare di aver una certa influenza nei confronti di Eleonora che nel frattempo continuava la guerra del padre contro gli aragonesi.

L’effetto sortito fu esattamente l’opposto: nel 1383 Eleonora si autoproclamò giudicessa d’Arborea.

Gli obiettivi di Eleonora D’Arborea

Eleonora sapeva molto bene ciò che stava facendo. Si autoproclamò giudicessa facendo appello a un antico diritto regio sardo secondo il quale le donne potevano succedere al padre o al fratello deceduti.

Proseguì così sulle orme del padre, nel desiderio ancora vivido di riunire l’ancora frammentata regione sarda sotto un unico giudicato. Si vedeva che le fila erano mosse da una donna, perché, nonostante la guerra ancora imperversava, qualora si poteva scegliere di passare per vie diplomatiche, anziché combattere, lei sceglieva quelle.

Fu così che avvio le trattative di pace con gli aragonesi, che durarono tre anni.

La carta de Logu

Risolti i problemi con la corona aragonese ora bisognava pensare ai problemi interni. Fu così che nacque “La carta de Logu”, una raccolta di leggi e usi, decisamente avanzata per l’epoca, tanto da essere utilizzata fino al 1827.

Leggi D'Arborea

La Carta De Logu

La carta del luogo conteneva 198 capitoli di diritto civile e penale, per regolamentare ogni aspetto della vita dei cittadini del giudicato D’Arborea. Le leggi riportate nella carta erano così avanzate per l’epoca che toccavano argomenti fino a quel momento scottanti. Come la sensibilità ambientalistica, inserendo leggi che prevedevano pene per chi appiccasse gli incendi. O le leggi sugli stupri, il matrimonio riparatore in caso di violenza era valido solo se era la donna ad accettarlo come tale. Per l’epoca era una conquista davvero considerevole.

Eleonora si era quasi dimenticata delle questioni estere dato che ormai regnava la pace nel Giudicato D’Arborea. Non riuscì a riunire la Sardegna come avrebbe voluto, ma ha contribuito a dare inizio a un cambiamento che è rimasto nel cuore dei sardi nei secoli avvenire.

Eleonora morì di peste nel 1404 nel Giudicato d’Arborea.

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