Codice Lilla, riconoscere i disturbi alimentari
Arriva il codice Lilla, la corsia per riconoscere ed aiutare chi soffre di disturbi alimentari.
Ancora oggi, in pochi capiscono cosa sia realmente un disturbo alimentare.
Lo si scambia per un capriccio, per un desiderio di conformarsi alla società mentre in realtà si tratta di un qualcosa di molto più grave che coinvolge non soltanto la persona interessata ma inevitabilmente anche la famiglia, arrivando a stravolgere profondamente le abitudini, la vita.
Fino a poco tempo fa, quasi nessuno conosceva il CODICE LILLA ed erano poche le strutture ospedaliere che lo avevano attivato. Eppure era stato annunciato come una novità molto importante per i cittadini in termini di salute e soprattutto per i pazienti affetti da comportamenti del disturbo alimentare.
Che cos’è? Come funziona?
Il colore Lilla serve ad indicare i pazienti con disturbi dell’alimentazione, riconoscerli e avviare immediatamente un adeguato percorso terapeutico.
Un percorso specifico per aiutare gli operatori sanitari ad accogliere i pazienti in pronto soccorso, una guida fondamentale poiché il cammino terapeutico di chi soffre di questo tipo di patologie riguarda molto spesso giovani e anche bambini in fase pediatrica.
Il codice Lilla permette anche ai familiari di avere un sostegno, un aiuto per sapere come comportarsi e per renderli consapevoli delle forme di disagio, soprattutto iniziale e a volto nascosto dei loro figli che può sfociare in gravi problemi sanitari, arrivando in alcuni casi a sfiorare la morte;
aiutarli a riconoscere i primi segnali della malattia e fornendo loro un supporto pratico soprattutto per la gestione dei pasti.
A richiedere un documento e attività di intervento mirate sono state proprio le associazioni dei familiari, presenti anche in Sardegna, che insieme a equipe specializzate hanno sottolineato l’esigenza di più strumenti pratici in una tematica in cui ancora oggi esiste un’estrema disomogeneità di cura e trattamento sull’intero territorio nazionale.
Oggi il codice Lilla è attivo nel Lazio, Umbria e Sicilia, entro fine anno si auspica che tutte le regioni seguano questi esempi: agire tempestivamente e in maniera multidisciplinare è l’unica soluzione possibile.