Catherine Spaak, la salvezza del cinema

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Catherine Spaak si racconta; "Il cinema mi ha salvata"

Catherine Spaak è sicuramente uno dei nomi di maggior rilievo nel cinema internazionale. L’attrice, cantante, scrittrice e showgirl ha saputo conquistare non solo il pubblico italiano, ma anche d’oltreoceano. Popolarità che le è valsa il Premio alla Carriera nel corso del Bardolino Film Festival di Giugno.

Nell’occasione, l’artista ha parlato della profonda influenza che il cinema ha avuto sulla sua vita. Proprio la passione per la recitazione è stata, per Catherine Spaak, spinta vitale e cammino di ricerca. Ricerca di libertà, ma soprattutto ricerca di sé stessa. Attraverso il cinema, l’attrice ha scoperto la sua voce più vera e autentica. Ed è questa la lezione più importante che gli anni di carriera le hanno insegnato.

Il cinema diventa, nelle parole di Catherine Spaak, un percorso di vita. Ma anche una metafora, un desiderio di affermazione. Il cinema comporta sacrifici, certo. Perché recitare non è un gioco, soprattutto quando diventa professione. E gli ostacoli, lungo il cammino, sono molti. Soprattutto per le donne.

Ma è proprio il potere salvifico della “settima arte” che Catherine Spaak racconta nella sua intervista a IoDonna. Il potere di essere libere, di inseguire le proprie passioni e i propri sogni. Contro tutto, contro chiunque voglia impedirci di realizzare il nostro potenziale.

Catherine Spaak; così il cinema ha cambiato (e salvato) la sua vita

Quella che traspare dalle parole di Catherine Spaak non è una vita facile. E di sicuro non è priva di difficoltà. Su tutte i rapporti con la famiglia, troppo opprimente.

Catherine Spaak parla della distanza emotiva della madre (“aveva problemi psicologici”) e di una certa superficialità del padre. “In famiglia mi hanno minato l’autostima; era una loro caratteristica, nessuno credeva davvero in me”. Ed è stato quindi tanto più difficile, per la Spaak, imparare a credere in sé stessa. Se ci è riuscita, il merito è stato proprio del cinema, della macchina da presa. Anche se la prima esperienza, in un ruolo di comparsa, non le aveva lasciato una buona impressione.

Catherine Spaak e il premio alla carriera

Catherine Spaak ha ricevuto il premio alla carriera a Giugno 2021

“Volevo fare la ballerina, ma ero già troppo alta. Giurai a me stessa che non avrei mai più preso parte alle riprese di un film. Invece il cinema mi ha salvata, mi ha dato un’identità che prima non avevo. Soprattutto, mi ha resa forte.”

Il suo debutto avviene nel 1960, con il film “Dolci Inganni” di Alberto Lattuada. Una scommessa, un salto nel vuoto. Nessuno intorno a lei è convinto che sarà quello il suo destino; ma Catherine Spaak decide di provare ugualmente. Di credere nelle persone che hanno visto potenzialità in lei; su tutti Sophia Loren e Carlo Ponti.

Le prime reazioni della critica sono di sdegno. Per quanto il film sia castigato, il personaggio di Catherine Spaak è decisamente troppo “avanti” per la sua epoca. Una giovane donna, una ragazza che vuole prendere in mano le redini della sua vita sentimentale e scegliere da sé il compagno con cui affrontare la “prima volta”. Per l’epoca, un’indipendenza scandalosa, al pari delle invocazioni alla libertà (anche sessuale) che sul piccolo schermo avrebbe lanciato Raffaella Carrà.

Il successo, l’amore, la malattia; “Ho riscoperto me stessa”

Poi c’è stata l’esperienza di “Harem, il salotto rosa, lo spazio televisivo dedicato alle donne. Dove Catherine Spaak non ha mai esitato a trattare argomenti anche molto controversi. Perché in televisione, ieri come oggi, non devono esistere tabù. E non ci devono essere imposizioni; le donne possono (e devono) parlare di tutto.

Ricordando la recente campagna #MeToo, Catherine Spaak rievoca la diversa accoglienza che, anni prima, ebbero le sue denunce contro Vittorio Gassman. Sugli abusi di natura sessuale nel mondo dello spettacolo, spiega, si tendeva a chiudere un occhio. Era la realtà di “alcune”, non di tutte. Ci sarebbero voluti ancora diversi anni perché le donne ritrovassero finalmente la forza di combattere insieme, le une a fianco delle altre; quel sostegno femminile che è una delle conquiste più belle degli ultimi tempi.

Catherine Spaak

La Spaak nel film “L’Armata Brancalone”

“Oggi non ho paura di dire che non c’è niente di male a essere carine e avere successo”, continua ancora l’artista. Ma senza mai rinunciare al rispetto. Soprattutto per le donne, che oggi – per fortuna – non hanno più paura di far sentire la loro voce.

A settantasei anni, Catherine Spaak ha imparato anche a vivere felicemente da single. “Dopo tre matrimoni, spiega ridendo, “ho capito che la solitudine non è per forza un nemico. Ogni tanto abbiamo bisogno di vivere solo per noi stessi.” Quella di imparare a vivere soli è una “scelta coraggiosa”.

E per quanto riguarda il futuro? “Io non ho paura di invecchiare, né della morte”, conclude Catherine Spaak. Spiegando come, alcuni anni fa, sia rimasta vittima di un’emorragia cerebrale che le è quasi costata la vita. La malattia è stata però una spinta a ripartire, a non arrendersi. “Ho ristabilito le mie priorità; ancora una volta, ho imparato a ritrovare me stessa.”

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