Per non dimenticare: il Campo di Concentramento di Dachau

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“Che si abbia il massimo della documentazione possibile – che siano registrazioni filmate, fotografie, testimonianze – perché arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo”
Dwight D. Eisenhower

Il 27 gennaio si celebrerà il giorno della Memoria in ricordo delle vittime della Shoah.
La data corrisponde al giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Questo campo è sicuramente il più famoso di tutti, grazie anche ai film e alla letteratura.

Ma i campi di concentramento erano veramente tanti e tra loro ce n’è uno che detiene un triste primato. Tra i tanti campi fu quello a rimanere in attività per il periodo di tempo più lungo. Sto parlando del campo di concentramento di Dachau.

Dachau

Dachau è una città a circa 16 km a nord-ovest di Monaco. È una cittadina deliziosa, con un piccolo e piacevole centro storico. Ma il suo nome è ormai indissolubilmente legato al campo che si trova alla sua periferia.

Ho vissuto a Dachau per 3 anni, a circa 10 minuti dal campo. Ci passavo spesso davanti e per chi non sa di cosa si tratti, a prima vista, quelle mura alte con filo spinato possono sembrare quelle di una normalissima caserma.

La visita a un campo di sterminio non è una piacevole passeggiata, soprattutto perché ogni angolo è aperto al pubblico. Nulla viene nascosto, niente viene risparmiato al visitatore.

Il campo venne aperto nel 1933 e rimase attivo per ben 12 anni, fino al 29 aprile del 1945. Nella sua lunga storia ospitò circa 200 mila persone, delle quali si calcola che almeno 41.500 persero la vita.

All’inzio vennero internati solamente gli oppositori politici del Führer, ma in seguito si cominciò a fare vera e propria “pulizia razziale” e così si internarono non solo Ebrei ma anche Roma, Sinti, Testimoni di Geova, omosessuali e sacerdoti. Con lo scoppio della guerra i prigionieri divennero sempre di più, tanto che, al momento della sua liberazione, i soldati americani vi trovarono circa 30 mila prigionieri, nonostante il campo fosse stato concepito per ospitarne 6 mila.

ARBEIT MACHT FREI

Dachau

Cancello del Campo di Concentramento di Dachau – ARBEIT MACHT FREI

Appena varcato il cancello con la beffarda scritta “ARBEIT MACHT FREI” ci si ritrova nella piazza dell’appello. Qui ogni mattina e ogni sera i prigionieri venivano contati e qui venivano anche puniti. Alla sua destra invece si trova il memoriale internazionale nel quale, tra le altre cose, è esposta una scultura progettata dall’artista e sopravvissuto Nandor Glid.

Nell’edificio dove un tempo avevano sede di vari laboratori e magazzini, la cucina e lavanderia e dove venivano anche effettuate le operazioni di registrazione dei prigionieri, oggi è stato allestito un museo che ripercorre la storia del campo. Qui sono esposti diversi oggetti, anche appartenuti ai prigionieri (le casacche a righe, piatti, bicchieri) vari strumenti di tortura e attrezzature utilizzate dai medici per effettuare disumani esperimenti.

Vi è anche una stanza in cui sono esposte lapidi commemorative inviate da vari paesi europei. Tantissime quelle provenienti da comuni italiani, in ricordo dei concittadini che fecero più ritorno a casa.

Dietro questa struttura invece si trovano le carceri del campo, dove venivano i prigionieri venivano rinchiusi in completo stato di isolamento.
Alla sinistra della piazza dell’appello si trova la strada lungo la quale sorgevano le baracche.

Forni crematori

In principio erano 34, ora ne sono rimaste solo due ma al loro interno è stata allestita una mostra e i visitatori possono farsi un idea di come fossero organizzate. Al termine della strada vi sono vari luoghi di culto: la cappella dell’Agonia Mortale di Cristo, la chiesa protestante della Riconciliazione, il Memoriale Ebraico e la cappella Russo-Ortodossa.

Sulla sinistra, dopo aver varcato un ponticello, si accede alla parte più sconvolgente di tutto il campo: la famigerata camera a gas e i forni. È possibile entrare dentro la camera a gas, una stanza dal soffitto piuttosto basso, opprimente. I forni, nonostante fossero in funzione giorno e notte, non riuscivano a smaltire l’enorme quantità di cadaveri.

Le Marce della Morte

Il 29 aprile del 1945, i soldati americani riuscirono a varcare il cancello del campo. La maggior parte dei soldati tedeschi era fuggita portando con se molti dei prigionieri. Queste fughe vennero chiamate Todesmärsches (marce della morte). Nel campo, oltre a 30 mila sopravvissuti, gli americani trovarono montagne di cadaveri che non erano stati ancora cremati e anche un treno proveniente da Buchenwald con i corpi di circa 2 mila persone.

I soldati, sconvolti, decisero di farsi giustizia da soli e uccisero le poche SS rimaste e che si erano arrese senza opporre resistenza. Questo episodio, viene ricordato come “Massacro di Dachau”.

Dachau

Camera a Gas

L’importanza di visitare un campo di concentramento

Ognuno almeno una volta nella vita dovrebbe visitare un campo di concentramento. C’è una bella differenza tra leggere la storia sui libri scolastici e toccarla con mano. È sconvolgente vedere le foto delle montagne di cadaveri, le foto degli esperimenti, le casacche, le prigioni, gli strumenti di tortura. È sconvolgente entrare di persona nella camera a gas, avere la consapevolezza che da lì si usciva solo morti, vedere i forni, vedere le baracche.

Dachau

Letti dei prigionieri

Ma tutto ciò è necessario per conservare il ricordo di quell’enorme tragedia. Le parole pronunciate da Eisenhower ora più che mai risuonano come un monito. È nostro dovere mostrare ai nostri figli questo luogo. Non abbiamo scuse.

Purtroppo la tragedia dell’olocausto ha segnato l’intero popolo tedesco, accusato di essere l’unico colpevole. Voglio ricordare che la Germania non fu l’unico paese a promulgare leggi razziali o a effettuare i rastrellamenti.

Voglio spendere alcune parole per ricordare che tanti furono i tedeschi che cercarono di opporsi al Nazismo. Non tutti erano pervasi dall’ideologia nazista. A Dachau, nel centro storico, c’è la Widerstand Platz (Piazza della Resistenza). È dedicata a coloro che, il giorno prima della liberazione del campo, ebbero il coraggio di occupare il palazzo del comune di Dachau.

Furono uccisi dalle SS e i loro corpi furono esposti per strada come avvertimento alla cittadinanza.

Il campo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17, tranne il 24 dicembre. L’ingresso è gratuito. Vengono offerte audio-guide e visite guidate in diverse lingue.

NON AVETE VERAMENTE SCUSE!

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