Cagliari e la fase due, lettera aperta di una madre al Sindaco Truzzu

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Caglliari

Per diritto di cronaca vorrei pubblicare questo appello di una cittadina di Cagliari.

Oggi, cioè il giorno dopo della fase due, Stefania mi ha contattato per far girare la sua preoccupazione.

Lei è una donna religiosa, moglie e mamma di due figli e ha sempre rispettato le regole della quarantena, come tanti, con sacrificio e rinunce. Ha spiegato ai figli i rischi e pericoli di questo maledetto virus e  sono stati disciplinati e rispettosi delle regole di buona condotta per combattere la pandemia.

Per il bene di tutti.

Stamattina mi ha chiamato perché era dispiaciuta che ieri, il 4 maggio, tanti cittadini, grandi e piccoli, non siano stati ligi alle regole per una giusta ripartenza della nostra città.

“Fortunatamente non sono tutti i cittadini a non seguire le regole – dice triste – ma anche una minima parte indisciplinata potrebbe catapultarci nuovamente nella fase 1″.

Stefania è per la riapertura in modo responsabile e non da scellerati.

Così stamattina ha scritto una lettera al Sindaco Truzzu, chiedendo di non allentare la morsa di controlli e di tenere il pugno duro con chi non rispetta le regole di buona condotta.

Anche se una giornalista dovrebbe essere neutrale alle notizie, questa volta mi sento di espormi, pubblicando la lettera, che Stefania ha inviato a me e al Sindaco, nel Blog di Francesca Marongiu founder de La Frack Magazine, con il quale collaboro.

Voglio aiutare Stefania a farsi sentire e abbraccio il suo pensiero e le sue preoccupazioni.

Cari cittadini rispettiamo tutti le regole con intelligenza e responsabilità per una ripartenza più rapida e sicura. Purtroppo il COVID-19 é ancora in agguato.

Cagliari

Via Roma – Cagliari

Fase due, le ansie di una madre

Cara Laila,
Ho scritto al Sindaco e anche a te perché spero che anche tu possa dar voce al mio appello, che nasce da una grande preoccupazione per i risvolti che potrebbero verificarsi a seguito dell’inosservanza delle disposizioni da parte di tanti cittadini dopo l’entrata in vigore delle nuove disposizioni del 4 maggio in materia di COVID-19.

Da quando è iniziato questo drammatico periodo, in famiglia abbiamo rispettato tutte le regole, unendoci al dolore e alla sofferenza di tanti nostri connazionali.

Abbiamo visto nelle misure restrittive iniziali un’opportunità che ci è stata data di poter essere preservati da una diffusione capillare del virus nel nostro territorio, che è stata, grazie a Dio, contenuta.

Abbiamo partecipato al silenzioso travaglio di tanti cari amici della nostra città, che hanno perso i genitori, che non hanno potuto stare loro vicini negli ultimi momenti di vita e non hanno potuto avere neanche il conforto di una cerimonia funebre, perché la vita è andata avanti con tutti i suoi risvolti e nonostante i riflettori ora siano inevitabilmente puntati sulla pandemia, la gente soffre, si ammala e muore anche di altro.

Abbiamo condiviso il dramma di chi in questo periodo ha perso il lavoro e si trova in una situazione di incertezza.

Abbiamo festeggiato compleanni e la Pasqua lontani da nonni, fratelli, nipoti e amici…

Abbiamo sperato in un nuovo inizio, consapevoli che il virus non è stato ancora sconfitto, confidando che questi lunghi mesi di sacrifici ci avessero insegnato il valore della solidarietà e l’importanza dell’ascolto.

È giusto ripartire, ma è giusto farlo con cautela; ci hanno raccomandato di rispettare le misure di sicurezza, di indossare le mascherine e di evitare gli assembramenti, nell’ interesse di tutti perché dovremmo convivere ancora a lungo in questa situazione e dobbiamo andare avanti.

Ho due figli, di 17 e 15 anni appena compiuti, che sono rimasti in casa per più di due mesi senza mai uscire, nemmeno per una passeggiata, e che ieri hanno potuto rivedere i nonni, con mascherina e a debita distanza.

Dal 4 maggio i parchi e i giardini sono stati letteralmente presi d’assalto da tanti gruppi di ragazzi, da tante mamme con bambini che si riunivano dopo tanto tempo, che si abbracciavano e stavano vicini, ma senza cautele.

Comprendo il desiderio di libertà, ma quale sarà il prezzo che dovremmo pagare se il virus riprenderà a circolare?

Mi chiedo come sia possibile che stia capitando ciò. Se i contagi dovessero ripartire tutti i nostri sacrifici saranno stati vani, i morti sarebbero morti invano, e i risvolti a questo punto sarebbero davvero drammatici.

Se si dovesse tornare indietro come potrò far comprendere ai miei figli che è giusto rispettare le regole?

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