Accetto Covid19 anche in forma grave, in aggiunta a seria patologia esistente: magari ci guadagno.

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Coronavirus

Questo è un articolo un po’ diverso dal solito. Non baderò all’impostazione, alla SEO, a tutti quei piccoli accorgimenti che di solito servono ad un articolo per essere ben indicizzato.

Credo che non serva. Ho ricevuto questa “denuncia” da un cittadino del Sulcis che attraverso queste parole vuole portare alla luce ciò che gli è successo. La Frack, come sapete nasce per dare voce… quindi leggete per favore:

Da 5 anni faccio i conti con una patologia alquanto seria e sono seguito al Policlinico di Monserrato.
Succede che durante l’estate scorsa il mio medico di famiglia viene a casa mia e mi comunica di una sospetta e importante discesa dell’emoglobina. Come mai i medici del DH oncologico dove vado ogni 21-23 giorni da 5 anni, non si sono accorti di questo? Domanda del mio medico di famiglia ma anche e soprattutto mia e dei miei familiari.

Informiamo i medici di questa novità, l’emoglobina scende e ogni settimana anche per più volte mi sottopongono a trasfusioni che, sfortunatamente non danno altro se non una momentanea illusione di risalita. Segno evidente anche per noi che non siamo medici, che c’è una perdita di sangue importante da ricercare; da ignoranti chiediamo l’esame e la ricerca del sangue occulto nelle feci, tra le altre cose veloce e facile da fare.

I medici mi rispondono che non c’è bisogno di farlo perché gastroscopia e colonscopia fatte nel frattempo, non avevano messo in evidenza nulla di sospetto. Emoglobina sempre più bassa e quasi ogni tre giorni analisi e trasfusioni. Dopo mesi, a novembre 2020, stranamente durante una visita al DH oncologico, una dottoressa di cui mi rammarico di non ricordare il nome, consiglia, leggete bene, la ricerca del sangue occulto nelle feci. Ma veramente?

Tale esame dopo mesi rivela la positività e la presenza di sangue. Mi viene fatto un esame più accurato e trovano la causa, mi dovranno operare. Entro ed esco per ricoveri brevi dal Policlinico, sino al 28 dicembre 2020 quando si rende necessario un nuovo ricovero. Faccio tutto l’iter del prericovero e mi mandano al pronto soccorso in attesa; faccio due prelievi di sangue che mi dicono essere uno per l’emoglobina ma non capisco l’altro a cosa serve, nessuno mi dice nulla e mi spiega. Al pronto soccorso assisto a dei comportamenti a dir poco irrispettosi, insensibili, maleducati e arroganti da parte del personale verso tutti noi pazienti che lì ci troviamo.

Vengo messo in una stanzetta su una barella e mi accorgo che tutti hanno uno strano atteggiamento con me e non ne capisco il motivo. Vengo lasciato lì, dimenticato da tutti, digiuno e senza bere dalle ore 8 sino alle 21 e 30 e l’emoglobina sicuramente sempre più bassa.

Dopo vari tentativi di parlare con qualcuno del personale capisco di essere in una zona isolata per un sospetto caso di positività al Covid19. Vengo a sapere così che non mi è stato fatto il tampone molecolare, come consuetudine, ma un sierologico che sino ad allora per nessuno era attendibile e vengo a sapere che questo esame ha dato delle IGM alte.

Vengo sistemato in una camera in zona grigia e ad oggi 5 gennaio sono ancora lì, nonostante i tre tamponi negativi fatti; il mio problema e motivo del mio ricovero vengono dimenticati. Nessun medico è mai venuto in camera se non uno che ho mandato a chiamare con una certa insistenza e con cui avevo necessità di parlare; nessuno comunica a me e tanto meno ai miei familiari come si evolve la situazione, nessuno che spieghi ma anzi quei pochi che rispondono al telefono lo fanno malamente e distrattamente.

Questa è la cosa più grave e triste di tutta la faccenda. Devo elogiare invece il personale infermieristico, non quello del pronto soccorso però ma quello del reparto chirurgia blocco G, che riesce anche da dietro “lo scafandro” a trasmettermi fiducia e sensibilità; qualche medico umano, due? Si due forse li ho incontrati. Terzo tampone fatto. Sono positivo? Sono negativo? Mi operate? Devo stare ancora qua dimenticato da tutti? Mi portate da un’altra parte magari al SS Trinità? Non possono. Perché? Perché sono negativo; ah bene e quindi? Intanto arriva la conferma della negatività e il trasferimento a breve in reparto chirurgia.

Mi viene detto che il sierologico non è attendibile, che il terzo tampone fatto è negativo e che dovrò farne un altro per accedere al reparto. Altro tampone fatto e altro esito negativo. Sono ancora in zona grigia e non ne so bene il motivo visto la negatività accertata; nessuna notizia da parte dei medici.

Finalmente mi spostano in reparto, in corsia. Ecco il pensiero che ritorna: “Sarei voluto essere positivo al Covid19 ed essere ricoverato in una struttura idonea almeno mi avrebbero trattato come si deve.

Nessuno del Policlinico chiama a casa; dovrebbero farlo, informare anche la mia famiglia sul mio stato di salute e sulla degenza ma non hanno questo riguardo nei miei confronti figuriamoci con loro. Incontro un medico che credo sia il miglior medico che ho trovato qua, saluta, mi rivolge parole gentili e mi spiega quello che mi aspetta da qui a martedì. Non è strano lui, è strano che sia solo lui ad essere così in una struttura ospedaliera che passa per essere un’eccellenza della sanità sarda; non può, non deve essere così.

Fatto altro tampone prima dell’intervento: negativo!

Finalmente mi operano e mi assicurano che qualcuno dei medici avrebbe chiamato a casa dopo l’operazione. Dopo ore nessuno chiama a casa e nessuno risponde ai miei familiari che provano a chiamare.  Chiamo io al rientro in reparto grazie anche all’aiuto dell’infermiera ma sono abbastanza stordito, so che è andato tutto per il meglio e questo riferisco ma non devo essere io a dire questo ai miei o meglio non solo io, credo.

C’è caos? Sicuramente è così ma non è un problema nostro e il tempo e il modo di comunicare con la famiglia del paziente e col paziente stesso, lo si deve trovare.

Oltre a non chiamare, i medici quando rispondono non dicono il loro nome e quando glielo si chiede a volte abbassano la cornetta, perché? Esco da questo ospedale il 19 gennaio, provato ma non solo dalla malattia; sono deluso da quanto ho ricevuto, visto e provato. Il trattamento che ho ricevuto in questo ospedale è stata veramente una grande delusione, non perché volessi essere un privilegiato ma perché pensavo di avere diritto ad essere assistito e curato oltre che il meglio possibile anche con un pochino di umanità.

Giampaolo Puddu

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