Gisella Orrù, indimenticabile vittima
Non è facile scrivere di certi argomenti. Neanche per una come me che non si spaventa davanti a nulla e che non ha mai paura di dire ciò che pensa anche se può crearmi antipatie.
Non è facile parlare di un fatto che mi ha profondamente colpita e, concedetemelo, anche segnata. E non sono la sola, credetemi, come me tanti altri miei coetanei e non di Carbonia e del circondario hanno vissuto la loro vita, con un approccio diverso a ciò che invece sarebbe potuto essere.
Gisella Orrù
Siamo nel 1989, Gisella Orrù è una bella ragazza che ha appena compiuto 16 anni. Bella di una bellezza sincera è genuina che solo l’adolescenza può regalarti.
Gisella è una ragazza perbene, piena di sogni, solare ma riservata e molto molto restia a dare confidenza a chi non conosce.
Una sera d’estate, per la precisione il 28 giugno la bella Gisella esce di casa per uscire con gli amici, in una Carbonia che pullula di giovani che si radunano nella centrale via Gramsci e passano la serata a fare le cosiddette “vasche”.
Nonostante la fine della scuola e l’arrivo dell’estate Gisella però ha degli orari da rispettare e alla 21,30 deve essere a casa altrimenti chi la sente Nonna Gina!
Una tragica scoperta
Gisella non rientrò mai a casa. Il suo corpo venne ritrovato il 7 luglio, nove giorni dopo, in un sifone, quello che diventerà per tutti il famoso pozzo di Punt’e Trettu!
Non voglio scrivere nulla sula caso, sono state condannate delle persone. La giustizia ha fatto il suo corso. Ma concedetemi di avere i miei dubbi. Non ho mai creduto alla colpevolezza del principale accusato, condannato a 30 anni e morto suicida in carcere nel 2007, dopo aver gridato da sempre la sua innocenza.
Come non ho mai creduto alla versione data dall’unico pentito che ha sempre raccontato che Gisella, una ragazza di 16 anni, avesse partecipato volontariamente al festino a base di sesso nel quale ha poi trovato la morte dopo aver subito le violenze più atroci.
Ma voglio ricordare. Voglio che nessuno di noi mai dimentichi.
Una Veglia per ricordare
È per questo che ho voluto fortemente organizzare qualcosa che ci riunisse, che potesse far capire che a Carbonia ma non solo, sono ancora tante le persone che ricordano Gisella Orrù.
E così è stato. Ieri domenica 7 luglio, a trent’anni esatti dal ritrovamento del corpo io e la mia amica Debora Loi, compagna di scuola della giovane indimenticata, guidate sempre dalla zia di Gisella, Clorinda Orrù, ci siamo radunate insieme a decine di persone nella Piazza Roma, sulle scalinate della chiesa di San Ponziano per ricordare quella tragica fine.
Presenti anche la Sindaca Paola Massidda insieme ad altri rappresentati dell’amministrazione comunale e la famiglia di Licurgo Floris, a dimostrazione del fatto che si cerca ancora una verità e che proprio non si può dimenticare una tragedia del genere.
Visibilmente commossa Zia Clorinda, suo marito e la cugina Lara che portano sempre nel cuore un dolore immenso per la loro perdita.
Un piccolo gesto per non dimenticare
Io voglio ricordare. Nonostante in questi trent’anni non si sia mai colta l’occasione per ricordare Gisella, credo che proprio nessuno l’abbia mai dimenticata.
E continueremo a ricordarla.
Perché dopo trent’anni Gisella grida ancora giustizia, perché è morta una bambina che solo in apparenza sembrava una Donna, perché le avete tolto i sogni, gli anni, l’innocenza.
Perché non si può morire così, nessuno può darsi pace per una morte così.
Perché il chiacchiericcio non può restare tale se c’è chi sa davvero!
Dopo la preghiera che Don Andrea ha recitato insieme ai presenti, Zia Clorinda ha liberato in aria dei palloncini bianchi, in memoria di quella povera ragazza, mai dimentica, che non ha potuto lasciar libere le sue ali spezzate da una follia omicida e una brutalità bestiale che ha distrutto in una tragica notte d’estate i sogni di una sventurata adolescente.
Chi muore giace e chi vive non si da pace