Anna Frank: le memorie indelebili di una piccola grande donna
Quando si parla di grandi donne, di grandi esseri umani che hanno combattuto e i quali ideali sono diventati il carro trainante di migliaia di persone, di quelle donne divenute, in un modo o nell’altro, il bagliore in mezzo all’oscurità, non si può che far riferimento ai periodi più cupi della storia umana. Allo stesso modo quando si parla di grandi donne non si può non pensare a quelle piccole guerriere che non hanno mai avuto modo di diventare donne. E in tutto ciò la prima persona che probabilmente verrebbe in mente a chiunque è Anna Frank.
Anna Frank
Annelies Marie Frank, detta semplicemente Anne, che in italiano è divenuta, per comodità Anna, è diventata famosa nella storia dell’umanità intera, semplicemente per aver scritto il suo diario personale. La cosa che l’ha resa speciale è che il diario in questione è stato scritto negli anni dell’olocausto. Lei, una giovane ebrea, viveva rinchiusa in un appartamentino tra la paura di essere scoperta e il desiderio di diventare grande.
Una storia come molte, raccontate dalle vittime dell’olocausto, una storia di paura e terrore, ma anche di voglia di vivere una vita normale. Quella vita spezzata, assieme a tante altre, nell’orrore di un campo di concentramento. Famiglie dilaniate e uomini divenuti mostri, in uno dei periodi più neri della storia umana. Il periodo in cui l’umanità ha preso una sfumatura diversa, nera e cupa.
I pensieri di una bambina, divenuta ragazza ma mai donna, in quegli anni è la testimonianza più forte e vivida che abbiamo delle persecuzioni naziste.
Lei non lo ha mai potuto sapere ma è grazie al suo diario che molti hanno scoperto che dietro a quello che verrà raccontato nei libri di storia e che sembra non essere vero, vi erano persone più vere che mai.
Prima della persecuzione
Anna Frank è nata a Francoforte sul Meno il 12 Giugno del 1929, in una famiglia di ebrei. Allora era ancora tutto normale, la comunità era mista, così come le scuole, tutti giocavano insieme, ebrei, cattolici, protestanti, e nessuno vi vedeva niente di sbagliato. Ma tutto stava per finire. Il padre di Anna si trasferì inizialmente ad Amsterdam per lavoro, ma le cose in Germania iniziarono a precipitare. Nel giro di poco la famiglia perse la cittadinanza e si videro costretti ad andare tutti a vivere in Olanda.
Nonostante i genitori sapessero che il trasferimento nient’altro era che un vero e proprio esilio, non fecero mai mancare nulla alle due figlie, le quali proseguirono anche gli studi.
Più avanti il padre raccontò che Anna scriveva sempre in privato, ma che nessuno ha mai saputo cosa e quegli appunti sono andati persi per sempre.
Il giorno del suo tredicesimo compleanno Anna ricevette un quadernino, affinché coltivasse la sua passione. Ben presto quel quaderno divenne il diario più famoso del mondo.
Vita da clandestini
Il padre sapeva che ben presto i nazisti sarebbero giunti anche ad Amsterdam. Proprio per questa ragione aveva organizzato un piccolo rifugio, un mini appartamento nascosto nel retro della ditta dove lavorava.
Il 5 Luglio la famiglia ricevette l’ordinanza di deportazione in un campo di lavoro, così dal giorno seguente iniziò la loro vita da clandestini.
Non furono gli unici occupanti dell’appartamento, una seconda famiglia si aggiunse dopo appena una settimana e, alcuni mesi dopo, un dentista ebreo.
La clandestinità durò due anni, due anni riportati dettagliatamente nero su bianco dalla mano di un’adolescente, impaurita dalla guerra ma anche dalla voglia di diventare grande. Il 4 Agosto 1944 tutti gli abitanti dell’appartamento furono arrestati e deportati.
La famiglia fu portata ad Auschwitz e separata. La prima a morire fu Edith, la mamma di Anna Frank, nel Gennaio del 1945.
Anna e la sorella Margot passarono solo pochi mesi ad Auschwitz. Dopodiché vennero trasferite a Bergen-Belsen, dove morirono a due giorni di distanza l’una dall’altra, tra il mese di Febbraio e quello di Marzo 1945.
Otto Frank, il padre, si salvò, liberato dal campo di concentramento di Auschwitz il 27 Gennaio 1945.
Il diario di Anna Frank
La prima pubblicazione del diario di Anna Frank risale a 1947, per opera del padre di Anne, il cui titolo fu “Het Achterhuis” (il retrocasa). Ne seguirono diverse riedizioni, le prime erano censurate, dal padre stesso, ma alla fine la versione integrale è stata rilasciata.
Nonostante sia stato a lungo criticato e da molti negazionisti additato come un falso il diario di Anna Frank è ciò che di più vero ci è stato tramandato dall’altra faccia della Shoa.
Il diario è stato tradotto in 60 lingue diverse e ne sono state vendute 30 milioni di copie, è oggetto di una rivisitazione teatrale, due lungometraggi e due film d’animazione. Infine è stato inserito nell’Elenco delle Memorie del Mondo dall’UNESCO.
“È un grande miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere” – Dal Diario di Anna Frank.