Chi furono le nostre 21 madri costituenti?
È il 2 Giugno 1946, una data storica, uno dei giorni più importanti della storia italiana. Il quesito posto al referendum è semplice: Repubblica si, Repubblica no. La differenza tra l’uno e l’altro risulterà essere sottile, eppure quella labile differenza ha fatto valere le sue ragioni, ha scelto la democrazia, ha scelto il futuro. Quella labile differenza è stata possibile, forse, anche grazie alle donne. Sì perché quel 2 Giugno 1946 le donne si sono recate alle urne per la seconda volta nella storia. Questa è la prima volta che le donne possono scegliere da chi essere rappresentate, ma non solo, possono anche essere elette, sono le nostre madri costituenti.
E ciò è molto importante, l’affluenza alle urne è altissima. Ci sono foto che ritraggono ragazze alle urne in abito da sposa o con i bambini piccoli in braccio. Niente le ha fermate, quello era finalmente il loro momento.
“Le schede che ci arrivano a casa e ci invitano a compiere il nostro dovere, hanno un’autorità silenziosa e perentoria. Le rigiriamo tra le mani e ci sembrano più preziose della tessera del pane. Stringiamo le schede come biglietti d’amore. Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio di donne timorose di stancarsi nelle lunghe file davanti ai seggi. E molte tasche gonfie per il pacchetto della colazione. Le conversazioni che nascono tra uomo e donna hanno un tono diverso, alla pari”.
Le donne possono essere elette
Ma come detto le donne non solo hanno votato, ma sono anche state elette. Nello specifico furono elette 21 donne all’assemblea costituente. 21 donne che hanno scritto, accanto agli uomini, la Costituzione Italiana. 21 donne che hanno scritto la parola inizio sulla Repubblica.
L’emozione è palpabile, a raccontarla è proprio una delle 21 madri costituenti, eletta al partito Socialista, Bianca Bianchi:
“La confidenza con Montecitorio è una conquista più difficile ancora. Me ne vado su e giù per il transatlantico, rispondo alle domande dei giornalisti curiosi, mi siedo sulle poltrone disposte ai lati, leggo i giornali in sala di lettura e non mi azzardo ad allontanarmi.
Mi dà l’impressione di trovarmi in un labirinto e mi sento di nuovo una ragazza di campagna. Sono molto tesa quando entro per la prima volta nell’aula della Camera. Sento gli sguardi degli uomini su di me.
Cerco di osservare gli altri per liberarmi dal senso di disagio. Lentamente entrano i deputati eletti nelle liste di quindici partiti: li guardo attraverso l’emiciclo, prendere posto secondo una geografia politica molto rigida. Ci sono due porte d’ingresso in aula: una a sinistra, una a destra.
I compagni mi hanno avvertito di non sbagliare per non trovarmi mescolata a “reazionari politici” e tradire l’ideale. Io avevo già sbagliato: ho attraversato l’emiciclo e mi sono seduta nel terzo settore a sinistra, terzo banco”.
Chi sono le 21 madri costituenti?
Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela M. Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angela Minella, Rina Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, M. Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.
Sono le nostre madri costituenti. Alcune le avremo già sentite nominare, altri nomi magari al momento ci sfuggono, eppure sono loro le donne che hanno creato la Repubblica.
9 furono elette nel partito comunista, altre 9 nel partito democristiano, 2 erano socialiste e una faceva parte del partito l’Uomo Qualunque. Tra di loro c’erano laureate e giornaliste, ma anche casalinghe e donne qualunque, donne che avevano fatto parte della resistenza, tutte unite dall’unico obiettivo di cambiare l’Italia.
Tra di loro cinque (Gotelli, Federici, Iotti, Merlin e Noce) fecero parte della “Commissione dei 75”, incaricate di scrivere la Costituzione Italiana.
“Peggio di quanto gli uomini sono riusciti a fare da soli nel passato le donne assieme agli uomini non potranno mai fare” – Angela Maria Guidi.