Chi sono le ragazze dell’ICT?
Mentre tutti in Italia stavamo festeggiando la Liberazione, tra scampagnate, spiagge e giri fuori porta, le Nazioni Unite indicevano per lo stesso giorno un’altra importante ricorrenza. Il 25 Aprile si festeggia l’International Girls in ICT Day (la giornata internazionale delle ragazze nell’ICT).
Che cos’è l’ICT?
L’acronimo ICT sta per Information and Communication Technology, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Un mondo ancora molto lontano dall’ottenere la piena parità tra i generi. Si può davvero iniziare a parlare di ICT negli anni ’90, con il boom di internet. Oggi l’informatica e le telecomunicazioni sono i due pilastri portanti sui quali si regge la nostra intera comunità.
Ma perché, allora, le donne e le ragazze sono ancora restie ad avvicinarsi a questo mondo e perché difficilmente una donna nell’informatica viene presa sul serio? Eppure di grandi donne nell’ICT ce ne sono state e ce ne sono tutt’ora.
International Girls in ICT Day
“Espandi gli orizzonti, cambia le opinioni”, è lo slogan della giornata internazionale delle ragazze nell’ICT del 25 Aprile. Nel giorno delle celebrazioni c’è stato un convegno internazionale ad Addis Abeba, in Africa. Si fa riferimento, inoltre, al progetto Equals, per la parità di genere nell’era digitale.
L’ONU vuole avvicinare il genere femminile a questo mondo in forte espansione, ma la situazione in Italia e nel resto del mondo segna ancora un fortissimo gap. Le facoltà specialistiche per questo settore, nelle università italiane, segnano addirittura una percentuale di ragazze che scende al di sotto del 10%. E se già nel corso degli studi la percentuale è così irrisoria figuriamoci nel mondo del lavoro.
Le Nazione Unite hanno inserito anche questo settore tra gli Obiettivi di Sviluppo 2030 per la parità tra i generi. Le donne devono arrivare ai vertici nelle posizioni professionali se vogliono cambiare il mondo.
Sonia Montegiove
Sonia Montegiove è una delle 100 donne italiane più influenti nel mondo del digitale, ritagliatosi un angolino tutto suo nel magazine “Che Futuro” e inserita tra le 10 prime donne hi-tech da Io Donna de Il Corriere della Sera.
Lei è una programmatrice informatica e informatrice che da anni si batte per far avvicinare le donne al mondo dell’informatica. Nella giornata dedicata alle ragazze nell’ICT ha voluto anche lei dire la sua: “Questo è un problema da contrastare a tutti i livelli: in famiglia, a scuola, all’università, nei team di lavoro. Infatti, se a progettare le soluzioni continuano ad essere soltanto gli uomini, si creano grossi squilibri. Le donne sono grandi utilizzatrici di tecnologia: è necessario per il futuro che ne diventano anche le creatrici, insieme agli uomini. Le donne hanno un approccio più pragmatico ai problemi e tengono conto di tutte le esigenze. In un gruppo di progettazione software possono fare la differenza”.
Ada Lovelace
Forse per avvicinare le ragazze più giovani a questo mondo che sembra così lontano servirebbe qualche motivo d’orgoglio, qualcosa che le sproni e che le ricordi che le donne possono fare tutto quello che vogliono.
Oggigiorno se pensiamo ad un informatico o ad un esperto di settore l’immagine che abbiamo in mente non ritrae una giovane e bella ragazza dietro un enorme schermo, ma un uomo, senza ombra di dubbio.
Eppure sapevate che la prima programmatrice di computer al mondo è donna? Stiamo parlando di Ada Lovelace, classe 1818, londinese doc. Ai suoi tempi ovviamente non esistevano computer ne macchine.
Ogni calcolo veniva eseguito “dall’uomo“. Eppure lei in un’era dove il digitale non era nemmeno nei più reconditi pensieri della gente, scrisse il primo algoritmo al mondo destinato ad essere eseguito da una macchina.
Lei è considerata una profeta dell’era digitale, i suoi scritti, infatti, riportavano che “le macchine del futuro potrebbero agire su altre cose oltre alla numerologia, potrebbero comporre elaborati e scientifici brani musicali”.
Queste sono solamente due delle donne nel panorama digitale di ieri e di oggi, due donne che vogliono essere da esempio affinché non rimanga più nemmeno un settore dove il genere femminile è così assurdamente in minoranza.