Bambine schiave del sesso, i numeri di un fenomeno allarmante
Sono bambine e ragazze sfruttate senza pietà, private del diritto a un’infanzia felice. Sono confuse, spaventate, umiliate. Sono schiave che non osano nemmeno sperare in un futuro migliore.
Insieme alle donne adulte, rappresentano il 90% delle vittime del traffico sessuale in tutto mondo.
A leggerli, i numeri dello sfruttamento dei minori come schiavi sessuali fanno letteralmente inorridire. Si parla di quasi dieci milioni fra bambine e ragazzine, che ogni anno vengono strappate alla loro famiglia per il piacere abietto di pervertiti e maniaci.
Le bambine cadute vittime di pedofili, stupratori e “turisti del sesso” sono aumentate del 43% nel giro di dieci anni. Un fenomeno allarmante che ha suscitato sdegno e orrore su scala globale; dall’Unicef al Quirinale non esiste voce che non si sia alzata in difesa di queste piccole vittime senza colpa.
Anche in Italia sempre più bambine vengono sfruttate sessualmente
Purtroppo il fenomeno non è limitato alle destinazioni preferite dal cosiddetto turismo sessuale. Anche in Italia le bambine che subiscono violenze sessuali e soprusi è drammaticamente alto.
Molto spesso i maltrattamenti e le sevizie avvengono perfino in ambito famigliare. Lo riporta uno studio condotto nel 2018 dall’Osservatorio Indifesa di Terres des Hommes, secondo cui proprio le bambine sarebbero coinvolte in una rete pedopornografica sempre più estesa.
Anche Save The Children ha analizzato queste cifre allarmistiche. Segnalando fra l’altro che, se riferite a una malattia, le stime sul numero di piccole vittime farebbero gridare subito all’epidemia. Una realtà che è l’incubo di tutte le donne e di tutte le madri.
In Italia, in linea di massima, vengono stuprati almeno due bambine ogni giorno. Le molestie spesso sono mascherate dietro gesti insignificanti. Oppure, ed è il caso peggiore, le piccole vittime subiscono minacce e ricatti. E la paura, unita all’umiliazione, rende tanto più difficile tracciare i confini di questo terribile fenomeno.
Violenze domestiche, una realtà drammatica
Quello delle violenze domestiche è un fenomeno che ha purtroppo conquistato l’onore della cronaca con frequenza quasi quotidiana.
Non si può accendere la televisione, leggere un giornale o accedere ai Social Network senza apprendere di nuovi orrori perpetrati all’interno delle mura domestiche. E che coinvolgono minorenni di ogni fascia d’età, dalle bambine piccolissime alle ragazzine adolescenti.
Le bambine rappresentano infatti la metà delle vittime totali di violenza domestiche. Molto più variegato il panorama degli “orchi” che si approfittano crudelmente di loro. E che possono essere amici di famiglia, genitori di coetanei, parenti. Ma anche figure adulte di riferimento, quali insegnanti o babysitter.
E’ così che la famiglia, il nido che garantisce sicurezza e comfort, diventa per le bambine un incubo da cui fuggire. Ma quando il crimine riguarda la sfera famigliare, anche denunciare le violenze subite può rivelarsi un autentico dramma.
Tanto è vero che il fenomeno ha trovato una voce perfino nell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Con la canzone di Irama, “La ragazza con il cuore di latta”, che racconta proprio una drammatica vicenda di abusi famigliari.
Le statistiche dei reati sui minori
Secondo una statistica, nel solo 2016, le bambine hanno rappresentato l’83% delle vittime di violenze sessuali aggravate e l’82% delle vittime di pedopornografia, soprattutto online. Il 78%, invece, è stato corrotto; vuoi per ottenere favori e prestazioni sessuali, vuoi per nascondere l’evidenza di abusi subiti in precedenza.
E’ quindi sempre più fondamentale sensibilizzare le coscienze. Anche grazie l’utilizzo di Internet e del Web. Ma l’educazione deve partire dalle famiglie, dalle scuole. E’ necessario instaurare un ambiente sicuro, dove ogni bambina maltrattata, violentata o sottoposta ad abusi fisici possa denunciare liberamente i suoi sfruttatori.
I bambini devono essere creduti, sostenuti e istruiti a riconoscere i segnali d’allarme. Che arrivino dall’ambiente famigliare, dalla scuola o da situazioni in apparenza innocue. Perché il pericolo si annida ovunque ed è importantissimo stare in allerta. Senza per questo vivere nella morsa della paura.