Regionali Sardegna, conosciamo Claudia Sarritzu
CHI E’ CLAUDIA SARRITZU
Perché hai scelto di candidarti?
Ho detto di sì perché con i miei libri e il mio lavoro su Globalist occupandomi di politica nazionale e internazionale, scrivendo di politiche di genere, sono anni che faccio politica. Per gli ideali in cui credo, mi sono esposta e scontrata senza badare alle conseguenze tante volte e anche oggi ci metterò faccia e cuore.
Ho detto sì perché è facile stare sempre dall’altra parte, fare gli schizzinosi, impegnarsi solo se la vittoria è garantita, elencare problemi e non cercare mai le soluzioni.
Sarà durissima questa campagna elettorale, ma io sono una giovane donna che dalle parole vorrebbe passare ai fatti. Sarà la mia determinazione e passione a guidarmi in questa campagna elettorale.
Desidero che ci siano più donne in politica? Più giovani? E allora non potevo dire no.
E ultima cosa: non abbiamo più scuse. Se vogliamo rinnovare davvero l’assemblea sarda questo è il momento giusto. Se vogliamo davvero più donne dobbiamo semplicemente scegliere più donne. Nessun capo lista, nessun listino bloccato. Questa volta tocca a noi scrivere la nostra preferenza sulla scheda. Io posso promettervi la mia coerenza, la mia serietà e la mia testardaggine nel perseguire un sogno, a voi spetta il compito di scegliere il nome di chi vi rappresenta. Chi vi rappresenta al meglio.
A cosa daresti priorità nel caso fossi eletta?
C: Mi fido delle capacità amministrative di Zedda.
In 8 anni la mia città è diventata bellissima e la qualità della vita è migliorata a dismisura. Le priorità per questa maggioranza nel caso fosse eletta sarebbero di certo un impegno deciso sulla mobilità per i sardi che finalmente ci permetta di viaggiare dentro e fuori dall’Isola con minori difficoltà possibili. Una riforma sanitaria che questa volta invece che concentrarsi sulla gestione manageriale si impegni nell’abbattere le liste d’attesa e onori realmente il diritto alla salute. Un argomento a cui tengo in particolare sono i disturbi alimentari sempre più frequenti tra i giovanissimi. Non esistono centri che si occupino di questi ragazzi che possono curarsi solo se hanno i soldi per partire e raggiungere Todi in Umbria. Chi non ha una famiglia ricca alle spalle rischia di morirci di anoressia in Sardegna.
Rafforzare il Reis, che ci copiano tante altre regioni.
E puntare molto sulle due università di Sassari e Cagliari perché possano essere luoghi di formazione attrattiva anche per studenti della penisola, una inversione di marcia insomma, sperare che arrivino più studenti e meno ne partano. Ovviamente vorrei anche poter contribuire a legiferare per la tutela delle donne, aumentare i finanziamenti ai centri antiviolenza, creare una rete di associazioni che possa consigliarmi nella proposta di norme che diano davvero speranza alle donne vittime di soprusi e ai loro figli. Studiare veri e propri percorsi per uscire fuori dal centro antiviolenza con una nuova vita, una indipendenza economica e una casa. Le idee sono tante, ovviamente, so per certo che Massimo Zedda è l’unico candidato che ha realmente interesse a impegnarsi perché la vita delle donne sarde migliori.
Il mio lavoro è quello di ascoltare, quindi credo di essere in grado di rappresentare le istanze dei sardi e tramutarle in proposte di legge che abbiano come scopo quello di risolvere in parte i loro problemi. Nessuno ha la bacchetta magica non crediate affatto che esistano soluzioni facili per tutto.